Ricordare Bettino Craxi

Ricordare un personaggio politico in occasione dell’ anniversaria della scomparsa, per quanto evento triste, diventa un momento di riflessione se si considera quello che  ha rappresentato e i segni della sua presenza lasciati nella vita di una comunità. Ricordare Bettino Craxi a venti anni dalla sua morte è un’occasione per riconsiderare la storia nazionale dell’ultimo mezzo secolo. Ne hanno parlato in abbondanza in questi giorni i professionisti moralisti, quelli che trinciano giudizi dai loro pulpiti; ma è meglio rifuggire dalla retorica dell’osanna e del crucifigge, a prescindere.

Chissà perché a considerare l’esilio di Craxi ad Hammamet mi è venuto in mente l’esilio sempre in terra d’Africa di Gaio Mario, narrato da Plutarco, grande indagatore del destino dei grandi protagonisti della storia.

Gaio Mario, sette volte console, cerca rifugio in Africa e approda con dei compagni nella Provincia Romana. ”Ma non fu si tosto con alcuni dei suoi sbarcato che un sergente se gli fece incontro e disse: Sestilio pretore comanda a te, Mario, che non metta piede nel terreno d’Africa altrimenti ti fa sapere che obbedirà ai decreti del senato, e ti perseguiterà come nemico del popolo romano. Mario, sentito il comandamento, sorpreso da gran duolo e sdegno non seppe che dirsi, e tacque grand’ ora guardando in viso il sergente con occhio spaventoso. E domandando il ministro che dovesse rispondere al suo signore, con alto sospiro tratto dal seno più profondo del cuore, rispose:” Dirai a Sestilio d’aver veduto Mario cacciato della patria posare tra le rovine di Cartagine”.

Ho riletto anche le parole di Esiodo, a proposito della giustizia dei suoi tempi:

A se stesso prepara mali l’uomo che ad altri prepara mali; il cattivo consiglio è pernicioso allo stesso consigliere. L’ occhio di Zeus che tutto scorge e tutto comprende vede dall’ alto anche queste cose, se vuole, né a lui sfugge quale sia la giustizia che si amministra nella nostra città. Non vorrei esser giusto fra gli uomini e neppur che lo fosse mio figlio, perché è un male essere giusto quando il più ingiusto ottiene  migliore giustizia; ma io credo che il saggio Zeus non permetterà tali cose.

Quando Zeus, per rimanere nella citazione esiodea, distoglie lo sguardo dal mondo degli uomini,  il rapporto tra di essi diventa ferino. E così  nel clima politico odierno, la voglia di annientamento dell’avversario diventa fine e mezzo. Come nella tradizione  del sacerdote di Diana Nemorense, con cui si apre un classico dell’antropologia, il Ramo d’Oro, di James G. Frazer:

“Sulla sponda settentrionale del lago (di Nemi)… si ergeva il bosco sacro e il santuario di Diana Nemorensis, la Diana del bosco…In questo bosco sacro cresceva un albero intorno a cui, in ogni momento del giorno e probabilmente anche a notte inoltrata, si poteva vedere aggirarsi una truce figura. Nella destra teneva una spada sguainata e si guardava continuamente d’attorno come se temesse a ogni istante di essere assalito da qualche nemico. Quest’uomo era un sacerdote e un omicida; e quegli da cui si guardava doveva prima o poi trucidarlo e ottenere il sacerdozio in sua vece. Era questa la regola del santuario. Un candidato al sacerdozio poteva prenderne l’ufficio uccidendo il sacerdote, e avendolo ucciso, restava in carica finché non fosse stato ucciso a sua volta da uno più forte o più astuto di lui”.

Virgilio Iandiorio

Ricordare Bettino Craxiultima modifica: 2020-02-04T12:17:14+01:00da manphry
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