La contro-festa

Ogni anno il 25 aprile è festa grande a Manocalzati (prov. Avellino) in onore del patrono San Marco Evangelista, che ha dato anche il titolo alla Parrocchia fondata nel 1572.

La chiesa parrocchiale, che custodisce la statua del Santo, è posta  al centro del Paese, quasi a voler indicare la volontà di quegli antichi abitanti, che vivevano sparsi in tanti casali, di ritrovare  nella fede allo stesso Santo l’unità della comunità. Manocalzati, infatti, era formato da due casali,  uno “o paese e coppa” e l’altro “o paese e vascio”. Tra i due abitati si estendevano i campi coltivati. Dopo la seconda guerra mondiale questo spazio è stato occupato dagli edifici pubblici del Municipio, dell’Asilo parrocchiale, della Scuola primaria.

La rivalità tra i due abitati, in passato molto più evidente e accesa, fortunatamente oggi è abbastanza sopita. Poiché la chiesa parrocchiale è nella parte bassa del Paese, anche la festa con le luci, l’orchestra, le bancarelle si concentra intorno a questa, ma la statua del Santo in processione veniva, e viene portata per tutte le vie del Paese.

L’abitato in alto rimaneva fuori da questi apparati, e qualche arco di luci non lo poneva certamente sullo stesso piano dell’abitato di basso.

Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso per la festa di San Marco il paese di sopra rimase senza alcun segno della festa. Il 26 aprile, il giorno dopo, si smontavano gli archi nelle vie, la cassa armonica nella piazza e tutti ritornavano alle loro consuete occupazioni.

Un gruppo di abitanti del Paese soprano non volle far passare la cosa sotto silenzio, e mise in atto una contro-festa. Approfittando della coincidenza della festa della Madonna del Buon Consiglio di Candida, attesero al ritorno la banda musicale che aveva accompagnato la processione nel paese vicino e, fuori programma, la invitarono ad accompagnare anche la loro processione.

Sul far della sera si sentì il suono della banda che veniva dalla parte alta del Paese. Il fatto attirò l’attenzione di quanti si trovavano per strada o davanti al bar del paese di sotto. Poi il suono divenne più chiaro e si videro molte persone con la banda in testa che si fermarono al confine della parte alta del Paese. Davanti al monumento ai caduti, che al centro dei due abitati, la banda suonò la canzone del Piave. E poi la processione si sciolse.

La cosa si ripeté anche l’anno successivo. Poi, come tutte le cose, anche il risentimento cedette il posto alla tolleranza e la contro-festa è rimasta nel ricordo dei più anziani. Sarebbe un errore considerarla un episodio di goliardia, essa è, invece, il segno di una voglia di partecipazione alla festa che è di tutta la comunità. Magari conservassimo noi oggi questa volontà di coinvolgimento, e dessimo prova di quello che siamo capaci di fare mettendo da parte le parole che riempiono solo la bocca.

La contro-festaultima modifica: 2024-04-27T11:10:55+02:00da manphry
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