Lingua albanese

Gli interessi per la lingua albanese da parte delle comunità  arbëreshë in Italia  nel secolo XIX  si arricchirono di contributi rilevanti per l’epoca. Nel clima culturale creato in Europa dal Romanticismo, fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, si hanno in area germanica nuovi indirizzi in materia di linguistica, o  meglio di linguistica  comparativa. Le prime lingue indoeuropee ad essere confrontate fra di loro, e a essere riconosciute come sottofamiglia della lingua madre, furono quelle germaniche.

In Sicilia il professore Giuseppe Crispi (1781-1859), vescovo di Lampsaco docente di lettere greche nella regia università di Palermo e zio di Francesco Crispi, pubblica nel 1831 una “Memoria sulla lingua albanese, di cui se ne dimostra l’indole primordiale e se ne rintraccia la rimota antichità sino ai Pelasgi  ai Frigi ai Macedoni e agli Eoli primitivi, che la costituisce in gran parte madre della lingua greca”. L’assunto dell’autore, che è nato nella comunità arbëreshë di Palazzo Adriano, è chiaro già dal titolo: l’albanese è una lingua antichissima ed è  la madre della lingua greca.

“D’una lingua io parlerò qui poco conosciuta dai letterati, perché non ha avuto molti scrittori; la quale ha bensì un alfabeto, ma, secondo il carattere della stessa, è ancora indeterminato, ed indeciso. Tuttavolta questa lingua è sufficientemente estesa nelle regioni orientali, dove più provincie ne fanno uso parlando. Essa è l’Albanese, che la denominazion prende dall’Albania, in che domina soprattutto, e si diffonde poi per l’Epiro (detta perciò anche epirotica) e per la Macedonia, oltre ad altri Paesi, per li quali è sparsa, come sono parte della Romelia [ regione della Bulgaria], del Regno di Servia, parte di Bulgheria, della Dalmazia; e finalmente si trova in molti paesi di Napoli, ed in quattro di Sicilia”.

I quattro paesi della Sicilia di origine albanese sono Palazzo Adriano, Mezzojuso, Contessa Entellina, Piana degli Albanesi, ma il nostro autore non li nomina; come non elenca  i molti paesi del Regno di Napoli. Nella provincia irpina  noi abbiamo Greci, unico comune arbëreshë della Campania, dove gli abitanti parlano ancora l’antico idioma albanese.

Giseppe Crispi mostra di attingere notizie da studiosi suoi contemporanei. Egli cita, infatti, Conrad Malte-Brun, geografo franco-danese nato in Danimarca nel 1755 e morto a Parigi nel 1826, autore tra l’altro di Géographie mathématique, physique et politique de toutes les parties du monde  in 6 volumi, pubblicati tra il  1803 e il 1807.  Ma ha anche avuto modo di consulatare i testi che trattano della lingua albanesese,  custoditi  “ nella biblioteca di questo Seminario greco-albanese” di  Palermo. In particolare “si trova manuscritto un Dizionario Italiano-Albanese ed Albanese-Italiano con un sagggio di grammatica infine. All’ultimo vi sta scritto autore Catelano Monaco Basiliano di Mezzojuso, ed arcivescovo di Durazzo. Sonovi inserite alcune canzoni albanesi, ma con l’alfabeto greco. Presso il dottore sig. Andrea Chetta ritrovasi pur manuscritto un altro consimile Dizionario, composto dal sacerdote Niccolò Chetta, zio del signor Andrea. Ambedue sono scritti con alfabeto italiano moderno, secondo l’uso della Propaganda [Propaganda Fide congregazione fondata nel 1622], dove nel 1635 pur fu stampato un vocabolario titolato Dictionarium Latino-Epiroticum una cum nonnullis usitatioribus loquendi formulis. Per R. D. Franciscum Blanchum Epirotam  Coll. De Propaganda Fide alumnum”. Il Crispi considera quest’ultimo dizionario inferiore agli altri due  indicati.

Il Seminario palermitano svolse un’ importante  funzione  perché formò non solo i sacerdo­ti di rito greco-bizantino, ma un nutrito gruppo di intellettuali arbëreshë. Vi studiarono alcuni dei più illustri rappresentanti di queste comunità   da Paolo Maria Parrino a Niccolò Chetta, Demetrio Camarda, Nicola Barbato, Giuseppe Schirò, allo stesso Giuseppe Crispi e a molti altri ancora.

Il Crispi intende dimostrare che l’Albanese è una lingua primordiale, simile alle lingue primogenite; di qui la sua analisi comparativa con l’ebraico.” In secondo luogo stimo pregio dell’opera far vedere, che i Dardani Frigi, ed i Pelasghi, popoli senza dubbio più antichi degli Elleni, ebbero un linguaggio, del quale si osservano le tracce nell’albanese”. E “alquante radicali le più recondite della lingua greca, che si trovano nell’albanese” sarebbero, secondo il Crispi, la prova che la lingua albanese è “linguaggio d’una immemorabile antichità”. Dobbiamo aspettare qualche decennio per avere con Demetrio Camarda (1821-1882) un primo studio sistematico della lingua albanese.

Lingua albaneseultima modifica: 2010-01-17T15:18:49+01:00da manphry
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