Se scambiamo i ruoli.

Non molto tempo fa quel simpatico di Francesco Paolantoni, attore napoletano, presentò alla televisione nazionale uno sketch sull’antipatia dei settentrionali verso i napoletani. Paolantoni nella parte del denigratore dei napoletani, argomentava con ragionamenti astrusi la sua tesi e concludeva, a giustificazione del suo atteggiamento, con queste parole:” Non sono io razzista, ma sono loro che sono napoletani”.

Mi sono ricordato di questo episodio, leggendo qua e là di alcuni singolari atteggiamenti nel commentare  l’aggressione della Russia all’Ucraina.  Per alcuni, parafrasando Paolantoni, non sono i Russi aggressori, ma sono gli Ucraini che si preparavano ad invadere la Russia, con la complicità della Nato.

Lo scorso anno è stato pubblicato un libro di un  autore russo, in esilio, Mikhail Shishkin, dal titolo significativo Guerra o Pace?

L’autore ricorda i suoi primi anni di scuola (è nato nel 1961): “Forse ci hanno insegnato male la chimica o l’inglese, ma ricevemmo un’educazione esemplare nella difficile arte della sopravvivenza: dire una cosa, pensarne un’altra e farne una terza”.

“La menzogna era onnipresente [in Russia]. I giornali mentivano, la televisione, gli insegnanti. Lo Stato ingannava i suoi cittadini, i cittadini ingannavano lo Stato Queste erano le regole del gioco che tutti capivano. Ci siamo abituati fin dalla scuola materna. Tutti gli attori che rappresentano la Russia di oggi sono cresciuti in questo paesaggio di menzogne. I politici occidentali non hanno un’esperienza nel mentire che si possa paragonare a questa. Per un politico occidentale il cui destino dipende dai voti che gli vengono attribuiti, è vantaggioso dire cosa si pensa veramente per guadagnarsi la fiducia degli elettori. Lo smascheramento della sua menzogna può costargli la carriera in una società democratica”. In Russia il rapporto tra la parola e la realtà funziona in modo diverso; se si vuole imparare a conoscere la Russia, bisogna scoprire la cospirazione delle parole. Si devono pronunziare parole chiare. Il silenzio significa sostenere l’aggressione, la guerra”.

Basti pensare che l’aggressione russa è stata dichiarata “operazione speciale”, non guerra. “L’obiettivo di questa operazione speciale è la distruzione di un’Ucraina democratica. Il risultato di questa operazione speciale sarà la distruzione della Russia di Putin. Ma cosa verrà dopo?”

Guai a farsi travolgere dalla giustificazione:” Putin ha condotto una guerra criminale contro l’Ucraina, ma noi, semplici russi, non ne sapevamo nulla, pensavamo che si trattasse di liberare gli ucraini dai fascisti, siamo vittime di Putin tanto quanto gli altri”. “La cosa più terribile sarà la mancanza di rinascita interiore nelle persone russe. Putin è un sintomo, non la malattia”. Se non ci sarà la deputinizzazione, accadrà come è già stato per l’URSS, che ha ignorato i crimini di Stalin e invece di riconoscerli, ha glorificato il suo autore.

“Crimini mostruosi sono stati commessi in nome del mio popolo, del mio Paese, nel mio nome. Ma c’è un’altra Russia. Questa Russia prova dolore e sofferenza. A nome della mia Russia, del mio popolo, vorrei chiedere perdono agli ucraini. Sappiamo che tutto quello che è successo lì non può essere perdonato”.

“Gli intellettuali russi hanno ora la missione di mostrare al mondo questo: c’è un’altra Russia. In questa guerra non ci sono nazionalità: ci sono umani e disumani”.

Virgilio Iandiorio

Se scambiamo i ruoli.ultima modifica: 2023-04-09T16:36:42+02:00da manphry
Reposta per primo quest’articolo