Non solo problemi di lingua.

Le novità portate dal nuovo governo riguardano anche la lingua italiana. Ci sono state polemiche quando il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, una donna, ha detto che voleva essere chiamata “signor presidente” non “la presidente” men che mai “presidentessa”, che si presta a fare rima con parole  volgari. Che dire poi del fatto che il Ministero dell’Istruzione si è visto aggiungere “e del merito”? Se è un obbligo frequentare la scuola dalla primaria alla secondaria, e se non lo fai vengono a casa tua i carabinieri, come nelle avventure di Pinocchio, qual’ è il merito?  Io sono obbligato a frequentare la scuola,  per imparare a leggere e a scrivere, o per essere giudicato meritevole o non?

Alla Camera dei Deputati non bisogna chiamare dispenser, ma dispensatore, il contenitore del liquido igienizzante. Insomma, staremo a vedere come sarà chiamata la flat tax, cavallo di battaglia di chi promette eque tassazioni.

In questi giorni si è fatto un gran parlare del rave; anche qui dovremo attendere un poco per una soddisfacente traduzione in lingua italiana. Baccanale sarebbe troppo?  Ma allo stesso modo del rave, i baccanali furono visti come pericolosi per l’ordine morale e sociale. Vuoi vedere che anche adesso, dal nuovo Governo sarà emesso un Senatus Consultus de Bacchanalibus (pardon, de Ravibus) , come avvenne nel 186 a.C., per vietarli definitivamente?

Quello della “pulizia” della lingua italiana è un impegno preso anche in passato durante il ventennio. Ricordo che al liceo, quando studiavamo la storia  del  XX sec., un mio compagno di classe, spirito  vivace e  di grande verve, una mattina se ne venne:” Ho letto che durante il ventennio fascista, fu costituita una commissione di esperti per “ripulire” il vocabolario italiano dalle parole straniere e da quelle troppo dotte e poco conosciute dai più. Si cominciò dalla prima lettera dell’alfabeto. “Bisogna sostituire la parola “ano” con la più italiana delle parole “culo”, ovunque si trovi inserita”. Tutto sembrava filare liscio. Uno degli esperti, più attempato degli altri, richiamò l’attenzione di tutti i colleghi:” Non avete pensato al trambusto che si creerà a palazzo reale, quando si dovrà chiamare il Gran Ciambellano, “Gran Cia-mbel-culo?  E non avete pensato alle rimostranze che faranno i Francescani, dovendo chiamare il loro Fra Tommaso da Celano, “Fra Tommaso dacel-culo?”. La commissione sospese i lavori, che non furono mai più ripresi. A meno che non si vogliano riprenderli oggi, come esaltazione di tutto ciò che è nato e fatto in Italia.

Anche il ponte sullo stretto di Messina, è un prodotto italiano autentico, la cui realizzazione è affidata a novelli pontieri. Che dire dell’autonomia differenziata, nome che ha a che fare con la raccolta dell’immondizia, in cui  si è andati a pescare il nome. E se, come dicevano i latini, “nomen est omen”, nel nome c’è già racchiuso quello che  potrà accadere, questa riforma è imparentata con l’immondizia.  State sicuri, si finirà nell’immondizia. In Francia chiamano poubelle i contenitori metallici per i rifiuti, in omaggio a Eugène Poubelle, Prefetto della Senna, che ne introdusse l’uso alla fine dell’Ottocento. E all’inventore della italiana autonomia differenziata, potremmo dare il nome di “Er Monnezza”, senza offesa per Tomas Milian  che ha reso famoso questo nome con i suoi film.

Virgilio Iandiorio

Non solo problemi di lingua.ultima modifica: 2023-02-08T19:49:24+01:00da manphry
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