Gli Albanesi di Melfi

Come comportarsi con gli stranieri che vengono a vivere da noi? E’ un interrogativo che ci poniamo noi oggi, ma che si sono posto tanti nostri antenati nei secoli passati, quando si sono trovati a convivere con persone di altra nazione.

Nella prima metà del XVI sec, il giurisperito Roberto Maranta della città di Venosa venne chiamato a dare il suo “consilim” su una situazione che si era venuta a creare nella città di Melfi per lo stabilirsi di immigrati albanesi. Il problema era :” se gli Albanesi abitanti della suddetta città debbano godere delle prerogative e delle funzioni come gli altri cittadini italiani [sic] della stessa città, sia per quanto riguarda a dover essere assunti all’ufficio del governo della città, sia, soprattutto, di fare parte del consiglio e degli eletti della città”.

Ad un’analisi tout-court del fatto, per Roberto Maranta pare proprio che gli Albanesi abbiano ragione:” Perché da quando, per mezzo del Regio Commissario, con la condiscendenza dell’Universitas, essi sono stati annoverati tra i cittadini e sono stati inseriti nel numero dei fuochi [tasse] di questa città, essi si assumono gli oneri e le collette come gli altri cittadini. E’ giusto che debbano godere delle prerogative e degli uffici come i cittadini”.

Il Maranta riporta il parere di un altro grande giurisperito  del sec. XIV,  il bergamasco Alberico da Rosciate, il quale sosteneva, che “nelle onorificenze delle città i nobili e i non nobili debbono essere pari; come i non nobili condividono i disagi delle città con i nobili, così anche debbono partecipare ai vantaggi… Gli ufficiali [amministratori] delle città debbono essere eletti parte dai popolari e parte dai nobili. Come nel nostro caso perché , in quanto cittadini, gli Albanesi sono chiamati alle incombenze, così anche debbono essere chiamati agli onori e agli uffici”.

“I suddetti Albanesi , sebbene non tutti siano originari della città di Melfi, tuttavia poiché sono venuti con le loro famiglie per abitarvi in perpetuo, certamente per questo motivo hanno acquisito il domicilio. Ne consegue che [secondo alcuni giurisperiti] tanto i cittadini originari quanto gli abitanti [residenti] debbono adempiere agli onori e agli oneri… Una volta [gli Albanesi] pagavano un  tarì alla Curia per qualunque fuoco, ed erano considerati come forestieri, successivamente, però, su decisione dell’Universitas e col consenso del Commissario Regio furono assunti nella qualità di cittadini [a pieno titolo]. Devono, perciò, avere oneri ed onori come prima non avevano avuto, perché nella condizione di forestieri”.

Sembrerebbe che il consiglio di Maranta, nella causa tra gli Albanesi, ormai cittadini, e l’Universitas di Melfi sia favorevole ai cittadini di origine albanese. Non fu così. L’aspirazione dei nuovi cittadini alle cariche amministrative non poteva essere soddisfatta, perché per consuetudine questa prerogativa era riservata da tempo immemorabile ai cittadini originari del luogo.

Virgilio Iandiorio

Gli Albanesi di Melfiultima modifica: 2023-04-09T16:39:43+02:00da manphry
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