C’era Democrazia a Roma?

Antonio Guarino, famoso docente di diritto romano nell’università di Napoli, scomparso nel 2014, raccontò nel 1990, in un articolo, la sorte capitata ad un suo saggio sulla “democrazia” nell’antica Roma pubblicato nel 1947. “Osai sostenere, -scrive il prof. Guarino- che la struttura di governo della respublica Romanorum ebbe, non solo nei secoli…caratteri giuridici (ripeto:  giuridici) di democrazia. Posto infatti che democratico sia uno Stato a governo aperto , a governo cioè accessibile a tutti i cittadini, ebbene la Roma di quei secoli, pensiamoci bene, era addirittura qualcosa di più…   Che le cose siano andate piuttosto diversamente in concreto (o, a meglio esprimermi, de facto ), che cioè al sistema sociale ed economico romano sia stato sempre piuttosto indifferente l’impiego paritario”.

Erano gli anni dell’immediato dopo guerra e una questione simile richiamava l’art 3 c. 2 della nuova Costituzione Italiana.  “Caduto da poco ii fascismo, pullulavano in Italia, accanto a un numero ridotto di democratici veri e rispettabili (non tutti concordi, peraltro, nella concezione della democrazia), sciami vocianti e grintosi di insopportabili democratici  da strapazzo, i quali ci inondavano da destra e da sinistra di insegnamenti e di ammonimenti (o minacce) di tono non molto diverso, almeno a volte, da quello degli insegnamenti di segno opposto e degli ammonimenti (o minacce) cli segno singolarmente analogo, che ci avevano propinati fino a poco tempo prima i gerarchi, gli  squadristi, gli antemarcia  e le  sciarpe littorie, che Dio II benedica”.

Può sembrare strano, ma nell’antica Roma, un ostacolo alla piena attuazione del principio che tutti i cittadini potessero aspirare a cariche pubbliche era l’impossibilità a partecipare a numerose votazioni, perché impegnati quali soldati fuori della città o fuori della penisola. La non partecipazione al voto chiamavano INFREQUENTIA, un nome che potremmo dare oggi all’astensionismo. Con una differenza sostanziale: gli astensionisti odierni non sono militari, né hanno impegni fuori del territorio nazionale, ma elettori messi nella condizione di  scegliere o la minestra o buttarsi dalla finestra. E non è una scelta.

Conclude il prof Guarino:“ Dire che la democrazia a Roma non vi è stata, a che è stata soffocata nella culla a causa dell’imporsi del sistema oligarchico della noblitas prima, del sistema monocratico del principato vitalizio poi, significa, a mio modesto ma fermo avviso, chiudere gli occhi dinanzi a secoli di storia, ad elevare falsamente (oltre che scioccamente) a causa della decadenza e della fine di una democrazia vigorosa quello che è stato solo l’effetto di un poco vigile funzionamento  della stessa, di un conseguente rilassamento della volontà  popolare e delle istituzioni (magistrature, senato) da questa espresse, di un graduale e incauto  affidamento democratico , cioè liberamente  votato, dei pieni poteri circa le sorti dello Stato ad un princeps, parola che in altre lingue va tradotta con  duce, con  Führer , con caudillo e via di questo passo”.

“Tre cose in modo particolare conducono gli uomini alla benevolenza ed a questo interessamento elettorale: i benefici, la speranza, la simpatia disinteressata. Gli elettori sono indotti, anche da benefici di pochissimo valore, a ritenere che ci sia motivo sufficiente per sostenere un candidato” (Q. Cicerone, Commentariolum petitionis). Le leggerezze elettorali, si scontano,

Virgilio Iandiorio

 

 

C’era Democrazia a Roma?ultima modifica: 2023-01-30T15:27:49+01:00da manphry
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