Il Freddo della Guerra.

E’ proprio vero che la lettura di un libro suscita la voglia di altre letture, come avviene per le ciliegie, che, quando le mangi, una tira l’altra. Perché essa, la lettura, fa nascere in te la curiosità di sapere anche altre cose. E così quando si legge un libro sai da dove cominci, ma non puoi prevedere dove finirai di andare a parare.

Il De Bello Neapolitano di Giovanni Gioviano Pontano (1429-1503)  è un’opera monografica in sei libri sulla guerra combattuta tra Ferrante e Giovanni d’Angiò per il possesso del regno di Napoli  nel 1458-1464. Pontano scrive questa opera negli anni giovanili, continuando a correggere il testo fino alla fine dei suoi giorni. E’ un libro incentrato su un momento particolare della storia del Regno di Napoli, ma che a leggerlo oggi sembra il racconto di guerre che si combattono sotto i nostri occhi. Motivi di possesso, di prestigio, di ambizione. Ieri come oggi.

Siamo negli anni finali della guerra e l’esercito aragonese di Ferdinando I, meglio conosciuto come Ferrante: “Giunto all’Appennino, si fermò sotto Savignano; di poi superata la montagna, che ora si chiama Crepacuore, discese in Puglia. Posto l’accampamento a Troia, i campi vicini per molti giorni saccheggiò. Questo modo di devastare era duplice, dal momento che le messi, che erano meno mature, le mietevano per foraggio ai cavalli, quelle che erano ormai  mature  per alimentazione dei soldati. Poiché si faceva sentire la mancanza di frumento, e nel campo c’era scarsezza di pane, si cuoceva il grano nei recipienti di bronzo per cibo ora dei soldati ora dei cavalieri. Moltissima gente dai paesi montani, per la penuria in essi di frumento, e mercanti venivano nell’accampamento per la notizia dell’avvenuta raccolta di grano; per cui i soldati diventavano più interessati al guadagno e al costo del lavoro. Così l’accampamento stesso si era quasi trasformato in mercato. In quell’estate i soldati aragonesi offrirono quasi un granaio alla gente delle vicinanze”.

Come non pensare a quello che sta accadendo in Ucraina e alla crisi legata all’approvvigionamento del grano?

Nel racconto del Pontano c’è una notizia di interesse “climatico”.  “Sopravvenne proprio nei giorni del solstizio d’estate la morsa di un freddo così pungente, che fu necessario tagliare le viti e ogni albero da frutta per fuoco nell’accampamento (cosa molto rara e degna di essere annotata per la stagione e per la natura climatica di quella regione)”.

Non possiamo accusare né gli Aragonesi né gli Angioini di aver causato tanto freddo  in pieno giugno. A meno che qualcuno voglia attribuire questo evento climatico eccezionale all’apertura simultanea dei frigoriferi e dei ventilatori delle case del Tavoliere.

Non sembri una battuta fuori luogo. Sulla guerra in Ucraina se ne sentono tali e tante per cui è cambiato anche il vocabolario. Non si dice più invasione, ma denazificazione. Se potesse scrivere anche dell’invasione dell’ Ucraina, il Pontano, spirito libero di mente e di cuore, direbbe:” lo spettacolo di questo saccheggio è molto miserevole, perché gli animi dei soldati sono irritati per l’ardore della battaglia, e per il sopraggiungere allo stesso tempo di tutta una moltitudine di gente, spinta dalla speranza di bottino”.

Qui il Pontano si riferisce alla conquista di Monte Sant’Angelo da parte del re Ferrante. Oggi, però, verrebbe censurato aspramente se scrivesse che le violenze sono dei Russi; andrebbe contro la vulgata che le vuole una messinscena degli Ucraini,

Virgilio Iandiorio

 

Il Freddo della Guerra.ultima modifica: 2022-08-30T09:54:30+02:00da manphry
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