A che servono le valutazioni?

Dai risultati delle prove INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) anche per quest’anno scolastico 2021-22  si registra, come negli anni passati, la diversità nei livelli di apprendimento raggiunti  dagli alunni nelle scuole secondarie italiane.

Gli studenti che non raggiungono il livello base in italiano superano  il 60% in Campania, Calabria e Sicilia. In matematica, gli studenti che non raggiungono il livello  sufficienza arrivano al 70% in quattro regioni Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Insomma, siamo alle solite. Da una parte, chi dal divario sente confermata la volontà di prendere le distanze da un fardello ingombrante rappresentato da alcune regioni meridionali; dall’altra chi, sentendosi sotto accusa, attribuisce ad altri le colpe del divario registrato dall’INVALSI.

Ma è proprio così che stanno le cose?  Negli anni settanta si fece un gran parlare della qualità delle università italiane. E anche allora si scrisse e si disse che per trovare un ateneo degno di questo nome, bisognava cercarlo da Roma in su. Si arrivò a stilare una classifica delle università italiane. E non ci vuole molto a capire quali fossero quelle in fondo.

Spesso ho sentito dei docenti che ai colloqui con i genitori dei loro alunni dicevano che avrebbero loro presentato prove “oggettive” delle disavventure scolastiche dei propri figli. Facevano, infatti, vedere i compiti svolti in classe con tutti gli errori segnati in rosso e in blu. Davanti ad un foglio che sembrava un mare in tempesta, con tutti quei segni blu, cosa potevano dire i genitori? Potevano solo prendere atto delle insufficienze dei figli in quelle materie.

In un consiglio di classe per la valutazione quadrimestrale, il docente di latino su una ventina di alunni aveva assegnato quasi a tutti il voto di mediocre. Di fronte alla perplessità dei colleghi, il docente disse che quei voti scaturivano da una aggettiva griglia di valutazione. In sostanza, avendo dei dubbi sulla sufficienza piena, ma altrettanti sulla insufficienza, aveva pensato bene di collocare tutti i suoi alunni nel limbo.

Le prove INVALSI somigliano un poco al compito con i numerosi errori, esibito da quei prof. ai colloqui con i genitori: ma anche alla griglia “oggettiva” di valutazione del rendimento scolastico  degli alunni utilizzata dal prof.  In questi anni, almeno l’ultimo ventennio, si è detto molto sulla riforma della scuola, e chi voleva introdurre le 3 C (conoscenze, competenze, capacità) e chi le 3 I (inglese, impresa, informatica). Con questa voglia di efficienza, per esempio,  la storia è stata unita alla geografia. Ed è diventata materia curricolare l’educazione civica. Un tempo con  “Il Galateo” si insegnava come comportarsi da gentiluomo.

Pochi giorni fa ho ricevuto questa simpatica email da un alunno della scuola dove prestavo servizio:” Sono 17 anni dal mio esame di stato -mi ha scritto-… sento sempre la nostalgia del mio liceo.. ricordi, lacrime, ansie, gioie sorrisi, voglia di vivere e di affrontare il mondo, spensieratezza, risate, emozioni, conoscenza.. lì ho imparato ad essere uomo prima ancora di imparare latino e greco… lì ho imparato ad essere ciò che sono e ciò che conosco… se potessi tornerei in quel luogo ameno, piccola oasi… piccolo di strutture, piccolo per numero di ragazzi, ma  grande per umanità e sapere”.

Virgilio Iandiorio

 

A che servono le valutazioni?ultima modifica: 2022-08-30T09:59:53+02:00da manphry
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