Un Redentorista amico di S. Gerardo

E’ ampiamente conosciuta la storia della vita di S. Gerardo, nato a Muro Lucano, in provincia di Potenza, il 6 aprile 1726. All’età di 23 anni venne accettato nel nuovo Ordine dei Redentoristi,  fondato da S. Alfonso.  Ben presto cominciarono a manifestarsi i segni della malattia, l’emottisi, che lo portò alla morte, la mattina del 16 ottobre 1755 a Materdomini.

Di un suo compagno Redentorista, Pietro Angelo Picone, abbiamo una serie di notizie che ci consentono di tracciarne la biografia e l’attaccamento a S. Gerardo, quasi suo coetaneo.

Nel volume del Padre Redentorista Agostino BERTHE (1830-1907), Vita di S. Alfonso, Parigi 1896 trad. it., Firenze 1903., riportiamo la scheda  bibliografica del giovane Redentorista Pietro Angelo: Questo giovane Studente di Manocalzati (AV) è nato nel 1733… Sebbene di salute molto delicata, praticò grandi mortificazioni. Il Padre Cafaro lo chiamava la “perla del Paradiso“.

Fratello Picone manifestò sempre un attaccamento straordinario alla Congregazione. Di lui abbiamo una sua splendida lettera a S. Alfonso, in cui lo supplica di non fargli respirare l’aria natia, per paura di perdere la vocazione:

«Sono fermamente risoluto a morire in Congregazione – diceva – giammai ti lascerò, oh! madre mia, Congregazione! Morirò in mezzo a te a dispetto dell’inferno. Voglio solamente una cosa: vivere e morire come figlio del SS.mo. S. Redentore».

Quindici giorni prima della morte, scriveva: «Muoio contento, perché muoio nella Congregazione. Se io, che ho vissuto solamente nell’istituto muoio tanto gioiosamente, che sarà di colui che avrà vissuto in essa lunghi anni e con fervore? La sua morte sarà l’inizio del Paradiso!».

Nel 1753  Sant’Alfonso così risponde alla lettera , in cui il giovane Picone lo supplicava di rimanere  in convento, malgrado le condizioni di salute consigliassero di ritornare presso la famiglia:

“Figlio mio, sento dalla vostra, e già l’avea inteso prima, che il medico ha detto potervi giovare l’aria nativa, ed io v’era condisceso per lo desiderio che avea della vostra salute. Del resto, io non ho che lamentarmi di voi, e giacché non vi fidate di andare al paese, mi contento che andate mutar aria in alcun’altra delle nostre case. Ho già ordinato che vi mandino alla casa nostra di Caposele dove, se neppure quell’aria vi giova, passerete alla casa d’Iliceto [Deliceto, in provincia di Foggia]; e voglio senza meno (ditelo poi colà) che verso luglio o agosto vi facciano pigliare l’acqua di Monticchio. E mi contento ancora che nel giorno di S. Luigi [21 giugno]  fate l’oblazione coi voti, giacché tanto lo desiderate. Ecco, vedete se io voglio cacciarvi dalla Congregazione.

In questo tempo che state infermo, levate tant’applicazioni. Attendete alla salute, a passeggiar la mattina e fare quel che dice il medico, e pregate ogni giorno per me. Io non vi fo stare qui, né a Ciorani [frazione di Mercato S. Severino]; perché queste arie non vi hanno giovato. Vediamo con queste altre arie.                 Viva Gesù e Maria! Fratello ALFONSO del SS. Redentore”.

Pietro Angelo Picone fece la sua professione in mano del P. Paolo Cafaro in Caposele, il giorno indicato nella risposta di S. Alfonso, e morì santamente nella stessa casa di Caposele, nel mese di novembre dell’anno seguente, il 1754.

Notizie della famiglia di Angelo Picone ci vengono dal Catasto Onciario del comune di Manocalzati. I cittadini di Manocalzati di metà Settecento erano per la maggior parte “bracciali”, contadini di modeste condizioni  con qualche bene di proprietà, che vivevano del lavoro delle “braccia”. Occorre sottolineare che alcuni manocalzatesi  dimoravano in Napoli o per motivi di studio, o per lavoro o perché religiosi, come  si può vedere anche dalla  stato della famiglia di Pietro Angelo Picone riportata nel catasto.

Il “dottore don Antonio Picone”, padre di Pietro Angelo, ha 64 anni e oltre che a “vivere del suo… possiede la casa ove abita, di più, e diversi membri, con picciolo giardino per uso proprio nel luogo detto Casal Nuovo…della quale casa ne tiene affittate quattro stanze sottane e soprane per ducati sei e grana cinquanta annui, che dedotto il quarto per le accomodazioni necessarie restano ducati quattro e grani trentasette e cavalli 6”.

Il dottor Antonio Picone è sposato con Rosa Giovine di 44 anni. Una loro figlia diciottenne, Nicoletta, ha sposato il dottor Angelo Antonio di Luca della “Terra di Fontanarosa”.

Vengono poi i figli: Giovanni di 13 anni, che  vive a Napoli “applicato agli studi”, Severina di 10 anni, Pietro Angelo di 8 anni “applicato alla scuola” e Felicissima, di anni 7.

Il fratello sacerdote, don Francesco, di anni 45 vive a Napoli. E nella città partenopea c’è anche la sorella Chiara di 59 anni “vedova del quondam dottore fisico Giovanni Domenico Vivenzio, ritirata nell’ospizio di Santa Chiara de Padri Gesuiti di detta città”.

In casa si trovano anche due persone di servizio: Orsola Verace di 45 anni e la diciottenne Agata Bellarosa di Ceppaloni.

Nicola Ferrante nella sua biografia di S. Gerardo (Roma 1955) riferisce questo episodio:” Dopo qualche giorno, il Picone [gravemente ammalato] non sapeva fare più a meno del santo : tanto che scongiurò il padre Caione di essere lasciato a Caposele vicino a lui, mentre era già pronta la carrozza che doveva portarlo a Napoli.

Una sera, verso mezzanotte, l’infermo  chiese di lui [S. Gerardo] ; ma il fratello assistente credette bene di non disturbarlo. Lo sapeva ammalato e soggetto agli stessi sbocchi di sangue. Ma, mentre usciva di stanza, ecco incontrarsi con Gerardo che correva al capezzale del malato. Chi lo aveva chiamato ? Solo la sua carità.

Con la speranza e fiducia nel  Signore  se ne andò al cielo all’ età  di circa 22 anni, di Congregazione circa due e mezzo, il 9 novembre del 1754, nella casa di Caposele.

Virgilio Iandiorio

 

 

Un Redentorista amico di S. Gerardoultima modifica: 2020-11-19T20:02:26+01:00da manphry
Reposta per primo quest’articolo