Le Scintille di Tommaseo

I messaggi subliminali dell’esaltazione dell’identità nazionale, e di tanti altri modi di marcare  differenze  tra i popoli e tra i cittadini di una stessa nazione, dilagano nei media.  Venerdì scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione si raccomandava di comprare alimenti dai piccoli produttori locali perché così si sostiene l’economia delle nostre regioni e ci permette di consumare cibo più fresco!  Ultima trovata, l’annuncio di un canale televisivo: trasmetterà solo film italiani. Che bella prospettiva! Avremo le volgarità spacciate per risate, a pranzo e a cena.

E’ come se ci fossimo convinti che certe intemperanze affidate alla parola, allo scritto e allo schermo, sulla scia di quanti in questo modo hanno fatto la loro fortuna politica,  facciano diventare anche i semplici cittadini paladini della nazionalità e della sua tutela.

Eppure non è mancato nel passato chi  additava la salvaguardia della nazionalità con ben altre parole e con suggerimenti, a cui  i posteri non hanno voluto prestare l’attenzione dovuta.

Niccolò Tommaseo, nato a Sebenico, oggi in Croazia , nel 1802, scrittore e pubblicista , autore del Dizionario della lingua italiana  in 8 tomi, ( il lavoro iniziato nel 1865 terminò nel 1879, quattro anni dopo la sua morte, avvenuta a Firenze) scrisse nel 1841 un libro intitolato Scintille. In questo volume che alterna l’italiano, col francese, il greco antico e il latino, l’autore parla della pluralità delle nazioni, delle lingue e delle culture. E  così scrive:

“In questo mi pare consista d’ogni nazione la vera grandezza; conservare modestamente e fermamente l’indole propria, le altre sorelle con rispettoso affetto abbracciare. Chi troppo ammira sé stesso, troppo prende da altrui: chi troppo s’ inchina ad altrui, dall’ammirazione  trapassa leggermente al disprezzo. Sempre superbia e viltà son gemelle, così come umiltà e dignità: e chi d’una nazione estera invaghisce in eccesso, risica disconoscere di quella medesima i pregi veri e deturparli con imitazione schiava. Graduare l’amore secondo i meriti, e tenere per fermo che nessun popolo od uomo, per lontano che sia, c’ è stranio, né, per avverso che paia, aborrevole; questa è generosa ed utile carità. Già distaccarci dalle idee e dai costumi delle altre nazioni è impossibile.

Le più o men casuali o volontarie comunicazioni tra popolo e popolo agevoleranno, io spero, questa grande unità di credenza dalla quale tant’altre concordie e tante varietà generose verranno. Questa, confesso, è una delle più ardenti speranze della mia vita ; e il pensarla avverata pure in parte, pure nel corso de’ lontani secoli, mi consola. Questa , io penso, potrà di  ciascuna nazione conservare l’indole propria, ed alle altre accostarla.

Le somiglianze naturali serbare; le contraffazioni fuggire: questo mi pare di civiltà effetto e segno. In ciascun popolo è qualcosa di buono da riguardare con riverenza; ma in ogni bontà son due parti: l’ incomunicabile, e la diffusibile fuori. Giova la prima contemplare, e l’altra adoprare. Ma nel giudicar che facciamo segnatamente la Francia , noi confondiamo le due: onde ambedue ci diventano e vane e nocive. Di questo io scrivevo con affettuosa franchezza ad un Francese pregiato, ch’ io conobbi in Nantes, e che d’alti e puri colloqui mi consolò quel soggiorno : egli, con altro uomo singolare per forte e retto sentire, Luigi Piel, allora architetto,  i secreti dell’arte spirituali a me rivelò: e m’è pur dolce dovere questo beneficio ad uomo di Francia”.

Virgilio Iandiorio

Le Scintille di Tommaseoultima modifica: 2020-11-19T19:51:46+01:00da manphry
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