Aforismi di un poeta

Ho raccolto, quasi fossero degli aforismi, le considerazioni e  le osservazioni  che Pietro Paolo Parzanese (1809-1852), il poeta di Ariano Irpino, ha scritto nella sua Lanterna Magica; sedici articoli pubblicati sul Poliorama Pittoresco nel 1845-46, e che Antonio D’Antuono ha il merito di aver riproposto nel suo libro, con lo stesso titolo,  edito nel luglio di quest’anno. A rileggerli, sembra che siano stati scritti oggi e non due secoli fa.

Come non ritrovare in queste parole del Parzanese, un atteggiamento ben radicata nei nostri paesi?

“Il che convien sapere che accade ne’ villaggi, dove la bellezza nelle donne, ed il sapere negli uomini sono tenuti peccati pressoché imperdonabili. Né vale bontà e cortesia a vincere l’invidia delle brutte e degli ignoranti, i quali, quando altro non possono, ti appiccano addossano certe calunnie, che povero chi ci capita”.

Per noi che stiamo provando, a nostre spese, che cosa vuol dire l’approssimazione elevata a sistema, le parole del poeta di Ariano sono profetiche.

“Ne le grandi città, così come nelle borgate vi ha un pregiudizio per il quale chiaramente apparisce, che la più parte degli uomini né pensano col loro cervello, né giudicano colla loro ragione; ond’ è che in quelle cose le quali non trattano de domo sua, seguitano a modo di pecore l’esempio e la opinione di quelli che essi credono saperne più di loro. Il che non crediate già che  fosse effetto della santa modestia, ma piuttosto di sfrondata superbia; perciocché  volendo tutti darsi ad intendere per più di quello che non sono, e non sapendo poi né dove mettere le mani, né come muovere la lingua, si attengono alle opere e alle parole di certi grandi baccalari, che stimano essi nientemeno infallibili”.

O questa ironia sottile sull’ignoranza, che, purtroppo, non era prerogativa solamente dei tempi suoi.

“A prima vista non intesi quale strano carattere fosse rappresentato in quella figura; e da prima pensai fosse un uomo uscito pazzo per lo studio, comunque non si corra a’ dì nostri questo pericolo”.

E sul modo di vestire del paesanotto acculturato, che va in città.

“In mezzo a cotal porzione di cimitero stava ritto in piedi un uomo vestito con quella cotal ricercata grettezza, ch’è propria de’ maestri di scuola di villaggio, quando credono di doversi azzimare per recarsi in una ragguardevole città.. Di somiglianti figure se ne trovano parecchie nel mondo; e tutte quante hanno una certa aria di autorevole stupidezza, di posata arroganza, che ti fa ad un tempo dispetto e compassione”.

Che dire dell’innumerevole stuolo di poeti, ahimè non solo dei tempi suoi.

“E tutta quella gente della platea e delle logge a battere e battere le mani, ed a piovere fiori sul capo, ed a nevigare sulla scena un diluvio di sonetti, di madrigali, di sestine, di romanza, di canzoni, di leggende, eccetera eccetera; perché voi sapete bene, che in Italia non si nasce né si muore, non si sposa né si balla, non si diviene dottore né…, senza che ti abbiano a tempestare di versi a dritta e a manca spietatamente”.

“A giorni nostri la provvisione poetica si compone di quattro o cinque ingredienti, che s’impastano e si rimpastano, e se ne formano versi sentimentali e vaporosi, che in sostanza non dicono niente”.

Un invito a rimanere nei limiti dettati dalla consapevolezza di sé, delle capacità e dei limiti propri.

“Ho saputo sempre, grazie a Dio, tenermi ne’ miei doveri, e non fare come colui, che per troppo crescere ebbe ad averne lacerata la camicia”.

“Torna più facile maledire il passato, che correggere il presente”

Virgilio Iandiorio

Aforismi di un poetaultima modifica: 2020-11-19T19:47:45+01:00da manphry
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