Pastori d’altri tempi.

Ma veramente siamo convinti che la fede cristiana si manifesti col mostrare rosari e immagini votive? Eppure ci sono fans scatenati per i nuovi profeti de “il mio è mio, e guai a chi lo tocca!”. Posso anche capire che il cattolico arrabbiato, non solo quello  che non va  in chiesa e non ha alcuna dimestichezza con i sacramenti, sia un entusiasta sostenitore della Chiesa tutta chiusa su se stessa, preoccupata di coltivare il proprio orto; ma non riesco proprio a comprendere sacerdoti e prelati di alto profilo che accolgono a braccia aperte ciarlatani e profeti del nulla, solo perché propongono di attaccare ai muri delle aule i crocefissi, o  incentivano  a costruire presepi per Natale.

Ho il vago sospetto  che  la ricerca del necessario o del fondamento è una strategia di dissimulazione retorica : le  nostalgie stataliste, sovraniste e populiste  diventano nostalgia di confessionalismo , veicolando l’idea che  solo “la finzione dà al mondo ed ai significati la apparenza della solidità, della fondatezza ( L. Diotallevi,2019 p.86)

Un tempo, a noi abbastanza vicino, la Chiesa  era formata (secondo la vulgata) da sacerdoti  e pastori  di destra o di sinistra, i primi quasi attardati al Concilio di Trento, gli altri  stavano già  al Vaticano III ( di là da venire). Oggi, però, questa distinzione è superata nei fatti. Il sacerdote, per esempio, simpatizzante per la secessione, dove lo si colloca? E quello ambientalista, lo mettiamo à droit o à gauche?

Mons. Pasquale Venezia, vescovo di Ariano Irpino dal 1951 al 1967 e poi di Avellino, nominato giovanissimo a questa  carica, si insediò in una diocesi che aveva bisogno di risanare le ferite della  guerra che, nel  settembre del 1943, aveva provocato  alla città del tricolle morti e distruzioni.

Nei primi anni Cinquanta, “ Una delle poche attività industriali esistenti in Ariano Irpino rischia la chiusura. Si costituisce un comitato cittadino per la salvezza della Società  Anonima Cementerie Meridionali, formato “ dalle autorità politiche ed ecclesiastiche locali, dai membri della Commissione interna della CMSA, dai rappresentanti dei partiti politici, della CGIL, della CISL, della UIL, della CISNAL, degli industriali, degli artigiani, dei commercianti, degli agricoltori “. Tutta la vicenda, riportata nel libro “ Il pastore dei tempi difficili”, curato da Antonio Polidoro (Avellino 2001),  venne seguita personalmente dal Vescovo. Duecento tra operai ed impiegati stavano perdendo  il lavoro. Si trattava di risanare la Società e risolvere il problema della fabbrica, non più dilazionabile. Malgrado l’interessamento di enti e sindacati nel 1954 il tribunale di Ariano Irpino decretò il fallimento della CMSA.

Nel 1957 il Vescovo interviene ancora per un’altra azienda arianese, la fabbrica di laterizi in contrada Cerreto di proprietà della ditta Angelo Procaccini. Il titolare dell’azienda  scrive nel marzo di quell’ anno a mons. Venezia: “ Mi riferisce il mio legale che Ella lo ha assicurato sulla di Lei  eccellente conoscenza dei problemi industriali della Provincia ed in special modo di quanto concerne l’industria laterizi di Cerreto. Io non posso che congratularmi con lei, Eccellenza, ma solo vorrei pregarla di intervenire con tutta la sua energia per porre fine allo scempio attuale”.

Il Vescovo prendeva di petto i problemi della sua diocesi  e svolgeva un’importante azione di mediazione, di propulsione e di indirizzo. Mons. Venezia  “amministrò” con competenza, dedizione  e, soprattutto, con fede evangelica  la sua comunità.

Virgilio Iandiorio

 

Pastori d’altri tempi.ultima modifica: 2020-01-07T10:00:49+01:00da manphry
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