Gli Irpini nell’impresa di Fiume

Un tempo su tralicci e pali dell’alta tensione, che erano molti e anche vicini all’ abitato, si poneva ben in vista  il cartello “Chi tocca i fili muore”. Un avvertimento a stare lontani da quei sostegni  di cavi elettrici che invece della luce avrebbero potuto dare la morte agli incauti. E così  anche quando “ci avviciniamo” a fatti storici del passato molto prossimo, corriamo dei rischi. Con la differenza che non troviamo cartelli a indicare la pericolosità di questo o di quell’ evento; ma la  rimozione, come  dicono gli psicoanalitici, è efficace a tenercene lontani. Ad esempio l’impresa di Fiume, di cui nel 2019 ricorreva il centenario, in genere viene confusa col seguente movimento fascista, quasi una sua naturale premessa; perciò non si è salvata dal naufragio politico e storiografico.

Eppure la Reggenza del Carnaro, come si chiamò il nuovo Stato,  durato solo pochi mesi del 1919, fu il primo  a riconoscere l’Unione Sovietica, della rivoluzione socialista. Forse pesò sul negativo giudizio storiografico , l’  essere stata  guidata da Gabriele D’Annunzio, il Vate osannato e controverso.

Potevano mancare degli irpini  tra le due migliaia di legionari che seguirono D’Annunzio nell’ impresa? In un elenco ufficiale stilato nel 1939, l’anno dopo la morte del poeta, sono indicati una trentina di militari, originari di diversi paesi irpini. Cfr. www.fiume-rijeka.it › images › Elenco dei legionari dannunziani

Parecchi di essi erano ufficiali e sottufficiale dell’esercito: Avolio Arturo di Avellino, Bianco Vincenzo di Cervinara, Borzelli Giovanni  di S. Nicola Baronia, Cianciulli Ubaldo  di Chiusano S. Domenico, Fasulo Nicola di Pratola Serra, Fatti Fausto di Avellino, Graziosi Donato  di Sturno, Murolo Ezio  di Cairano, Pratola Mario  di Avellino, Vezzino Arturo  di Altavilla Irpina.

Molti i giovani volontari: Arcidiacono Vincenzo di Avellino,  Brescia Vincenzo  di Solofra, Catiello Giovanni di Montecalvo I., Ceccone Gerardo di Teora, Cecere Michele di Petruro, Ciociola Raffaele di Montella, Coviello Michele di Manocalzati, Crispino Giuseppe di Montecalvo I., D’Alessio Gerardo di Calabritto, Donati Primo di Moiano (BN), Esposito Ciro di Atripalda, Fannella (Pannella?) Pietro di Calitri, Grazioso Ercole di Lacedonia, Lampariello Giovanni di Calitri, Lepore Francesco di Prata, Papa Aniello di Avellino, Petrillo Antonio di Montemiletto, Quintile Giovanni di S. Croice del Sannio, Roiano Carmine di Serino, Savoja Ernesto di S. Martino V.C., Solazzo Antonio  di Bisaccia,  Tedesco Alfonso di S. Martino V.C., Trevisan Scoppa  di Avellino, Vacca Giovanni di Summonte, Zappa Francesco di Pietrastornina.

Tutti militari volontari, giovanissimi come Ubaldo Cianciulli della classe 1902,nemmeno ventenne. Entusiasmo  giovanile? Probabilmente. Come quello che prese , all’ inizio dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, un giovane studente di ingegneria , e futuro grande scrittore, Carlo Emilio Gadda (1893-1973), il quale  scriveva :”  A colui (D’Annunzio) che ha instituito ed accresciuto nel nostro spirito la coscienza della vita nazionale, noi chiediamo conforto di consentimento e di opera in un’ora angosciosa della vita, perché non venga disconosciuto un nostro antico diritto. Una prescrizione ministeriale ci vuol trattenere agli studi durante il mese di giugno che vedrà l’inizio fervoroso delle lotta… chiediamo aiuto perché  il calcolo di insufficienti valutatori delle nostre energie e delle necessità del nostro spirito non prevalga sulla nostra fede”.

Virgilio Iandiorio

Gli Irpini nell’impresa di Fiumeultima modifica: 2020-01-07T10:07:48+01:00da manphry
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