I Quartieri Spagnoli perduti e ritrovati.

Pubblicato nel mese di gennaio del 2019, il romanzo di Heddi Goodrich, edito da Giunti, ha subito  richiamato la mia attenzione. Il suo titolo “Perduti nei Quartieri Spagnoli”, il rione popolare di Napoli a ridosso dell’attuale via Toledo, ma fino a non molti anni fa  denominata via Roma, è stato per me come il richiamo della Sirena. Mi sono tuffato nella lettura del romanzo, e la narrazione mi ha portato a “rivedere” luoghi che sono stati familiari all’ autrice, come lo erano stati poco più di vent’ anni prima anche a me. La Goodrich, nata nel 1971 negli Stati Uniti, dal 1987 al 1998  a Napoli per uno scambio culturale, ha conseguito il diploma di scuola secondaria,  poi la laurea in lingue straniere presso l’Istituto Universitario Orientale. Con il marito  e i  figli, vive oggi  in Nuova Zelanda. Questo  è il suo primo romanzo, scritto direttamente in italiano, in una lingua che la scrittrice usa con padronanza, chiarezza e sicurezza espressiva,

Ho letto tutto d’un fiato questo libro, perché  le sue 461 pagine hanno richiamato continuamente strade, vicoli, edifici, luoghi diventati familiari a me studente alla Federico II, venuto a Napoli non da un paese straniero, ma da una provincia campana appartata e silenziosa. Perciò sono riconoscente alla Goodrich per avermi dato la possibilità di ripercorrere “virtualmente” quegli anni di università, che ti porti dentro perché segnati da nuove conoscenze, amicizie ed esperienze.

Ma il romanzo della Goodrich non è solo la narrazione di un’ esperienza di studentessa universitaria statunitense  nella città di Napoli.  Il romanzo è la storia di un amore tra Pietro, studente di geologia, e Heddi, studentessa  all’Istituto Orientale. Ed è lei che narra in prima persona la sua storia, e fa parlare Pietro, quando confessa nelle sue email i pensieri che ha dentro di sé.

Heddi, la protagonista, racconta del suo amore con Pietro, che viene  da Vallesaccarda, in provincia di Avellino, ed è dimidiato tra due sentimenti, la donna amata e le “radici”. Il distacco dei due è la conclusione della storia, ma sanno entrambi che il ricordo del loro amore rimarrà indelebile nel cuore e nella mente.

“Non so proprio cosa vedi in me -continuò (Pietro)- vengo da un paesino, non da una grande città come te”.

E così Pietro conduce Heddi al paese, per farle conoscere la sua famiglia, . “Per raggiungere Vallesaccarda viaggiamo in autobus da Napoli a Trevico, dove prendemmo la macchina di uno zio parcheggiata davanti a un panificio, le chiavi nascoste sotto un sedile. Superammo i negozi e le case del paesino finché non c’era più niente, solo terreno spoglio, ondulato, di un verde spento”.

Ho trovato di un interesse particolare questa storia di un amore che inizia, ma che non potrà concludersi con il matrimonio. C’è la madre di lui, Lidia, a manifestare con gesti e parole un attaccamento atavico al figlio. I capitoli più interessanti da questo punto di vista sono quelli dedicati alle visite di Pietro ed Heddi a Vallesaccarda.

“Poi la mamma borbottò una frase che, a dispetto del dialetto, colsi chiaramente: Edda è troppu sicca. Interessante, pensai, allora edda equivale a essa in napoletano, e i dialetti avevano in comune il termine sicca…Certo che Lidia sapeva essere molto concisa. Edda è troppu sicca. Mi ricordai come quelle quattro paroline erano riuscite a inquadrarmi, isolarmi e rifiutarmi in un solo ceffone. E molto del loro potere, mi resi conto, risiedeva proprio in quel pronome, edda, la terza persona singolare”.

Nel romanzo troviamo, tra le altre cose, la descrizione di un ambiente familiare e di paese, fatta da chi, per distanze geografiche, per lingua e cultura, è lontano da noi, che lo viviamo quotidianamente. E  finiamo  troppo spesso per essere autoreferenziali; e finiamo con l’ abbandonarci alla retorica dei panorami, dei boschi, delle vigne, cioè di un’Arcadia che non c’è, e forse non c’è mai stata.

Virgilio Iandiorio

I Quartieri Spagnoli perduti e ritrovati.ultima modifica: 2019-02-08T23:15:41+01:00da manphry
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