Dividiamoci così senza rancor

Ci sono tante possibilità di separazione, ma quella che si preannuncia tra le regioni è una separazione all’italiana: mezza consensuale, mezza arrabbiata, mezza liberatoria, mezza rivendicativa, mezza desiderata, mezza temuta. Insomma una mezza separazione. E come tutte le cose a metà rischia di lasciarci in mezzo al guado, senza possibilità di andare avanti o di ritornare sulla sponda da cui siamo partiti.

Senza scomodare i massimi sistemi della politica e dell’economia, proviamo ad immaginare lo scenario che si verrebbe a creare una volta partita la separazione consensuale tra le regioni italiane.

Mi rimane preliminarmente  un dubbio : ma è stato il Regno di Napoli a conquistare il resto della penisola o non è accaduto l’opposto? E la separazione dovrebbe chiederla chi ha subito la conquista  o chi l’ha fatta? Dubbi amletici!

Se ci svegliassimo domani non più cittadini dello Repubblica italiana, ma dello Stato del Mezzogiorno, o come vi piacerà chiamarlo, proviamo a immaginare qualche questione che  di certo si presenterà.

La divisione amministrativa territoriale, per esempio. Se una “restaurazione” ci dovrà essere che sia prima di tutto del territorio delle province. Dodici o quattordici che siano le province del nuovo Stato, bisognerà ripristinare, per quanto mi riguarda, la provincia di Principato Ultra in tutta la sua antica estensione.

C’è, però, un problema. La città di Benevento, rivendicherà un millennio di autonomia e non vorrà saperne di restare nel nuovo Stato. Potrebbe diventare come la Repubblica di San Marino: uno stato indipendente nello Stato Meridionale.

E poi, quale sarà la città capoluogo? Certamente non Avellino, che è decentrata rispetto al territorio del Principato e non riesce nemmeno a darsi un sindaco. Ricorderete certamente gli accesi contrasti tra Catanzaro e Reggio Calabria, quando si dovette stabilire la città capoluogo della regione. Non vorrei che si armasse Montefusco (Avellino) a rivendicare il titolo di capoluogo, perché lo è stato fino al 1806. Nella sua altitudine, circa 800 metri sul livello del mare, sarebbe difficile espugnarla.

Che cosa potrà accadere per la pubblica istruzione, non è difficile intravedere. Il napoletano, lingua ufficiale, francese e inglese seconde lingue, ma anche il cinese non sarebbe male. Finalmente avremmo risolto il problema del verbo “imparare”, perché imparerà il professore che insegna e l’alunno che apprende, senza pericolo di sbagliare. Le antologie della letteratura avranno i loro poeti e scrittori tutti meridionali; gli altri ci potranno pure stare, ma saranno autori di letterature straniere. Un ministro dell’istruzione pubblica che emanerà decreti e circolari ad hoc, anche per i libri di storia. A parte quella antica della Magna Grecia e della successiva occupazione romana, la vera storia del nuovo Stato comincerà da Ruggero II, il normanno.

Il vocabolario, va senza dire, subirà un’autentica rivoluzione. A cominciare dalla nascita dei figli, perché sarà la “mammana” a prendere dal seno materno i bambini, che giocheranno con le  “pupelle”, e quando andranno a scuola indosseranno i “sinali”. Aboliti gli avverbi di luogo “sopra e “sotto” sostituiti da “ncoppa e abbascio”. E il maiale si chiamerà “puorco” e l’asino “ciuccio” con o senza “warda”, cioè il basto; l’ernia inguinale sarà semplicemente “paposcia” e “paposciaro” chi ce l’ha. Nell’orto si pianterà l’ “accio”, non certo il sedano, e il grano sull’aia si “scognerà”, non si trebbierà. In politica poi, l’amministratore che fa la voce grossa e chiude porte e finestre per non far entrare nemmeno le api, non sarà un truce, ma semplicemente uno “sguarrone”.

Virgilio Iandiorio

Dividiamoci così senza rancorultima modifica: 2019-03-10T21:25:44+01:00da manphry
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