Viaggio tra gli Italo Albanesi di Calabria.

Personalità romantica a tutto tondo, irrequieto, tormentato e melanconico, Charles Didier (Ginevra 1805- Parigi 1864), intraprese un viaggio in Italia nel 1827. Attratto dal mito dell’Italia, viaggiò molto anche nel Mezzogiorno della penisola, descrivendo nei suoi reportages per i giornali francesi motivi di vita e di poesia della natura e del folklore. Tra l’altro, nel 1831, fu il primo a far conoscere al pubblico francese il valore della poesia di Giacomo Leopardi.
Intitolò Souvenirs de Calabre, les Albanais en Italie, un lungo articolo pubblicato nel 1831 sulla Revue des Deux Mondes. Si tratta di notizie di prima mano e raccolte, possiamo dire, sul campo, che ci danno uno spaccato della vita delle popolazioni italo-albanesi di due secoli fa. I viaggiatori stranieri nelle regioni interne del Mezzogiorno erano rari. L’ultimo che era passato per quei paesi italo-albanesi –scrive Didier- era stato un viaggiatore inglese, quindici anni prima.” Si segna la data del suo passaggio come di un avvenimento, come in futuro si daterà il mio”.
Charles Didier, tra molte interessanti notizie, fa delle considerazioni storico-culturali sul Mezzogiorno, come l’aveva visto per la prima volta un visitatore straniero. La visita alle comunità italo-albanesi di Calabria gli dà l’opportunità di allargare l’indagine anche alle altre sparse nelle regioni di Lucania, Puglia e Molise. Le Comunità albanesi, quantunque sparse su un vasto territorio, conservavano dei tratti caratteristici che li accomunavano, come riscontrava nel suo viaggio Charles Didier.
“Gli Albanesi occupano nel Regno delle Due Sicilie 59 paesi e villaggi, e formano una popolazione di più di 60 mila anime. Essi hanno reso servizio al paese rendendo feconde terre rocciose e popolando i deserti. Fin tanto che i governanti ebbero lo spirito di ascoltarle, favorirono queste emigrazioni; esse continuarono fino al regno di Carlo V, ma l’inettitudine dei viceré vi pose fine per paure puerili e cavilli ridicoli.
Così questo Regno di Napoli, in cui la natura è così varia nella sua magnificenza, non offre meno meraviglie su cui riflettere. Tutti i popoli, antichi e moderni, vi si sono dati appuntamento, dalla biblica Fenicia fino al tricolore repubblicano (della Francia). Tutti hanno lasciato tracce del loro passaggio, così come ciascun secolo vi ha il suo monumento. Tutte le nazionalità sono state rappresentate, vi si sono scontrate. Si è avuto una mescolanza di tutte le opinioni, di tutte le credenze, di tutte le passioni.
Composta di tanti elementi eterogenei, scossa così spesso nelle sue fondamenta, l’Italia è presa da stanchezza e si riposa. Da parte mia, preso da scoraggiamento, mi domando spesso con inquietudine, ma questo non sarà il riposo della vecchiaia, o della morte? Se questa Italia che si è creata tre volte la sua civiltà, che ha dato per tre volte “ luce” all’Europa, non sarebbe finita con la terra, e i suoi destini non sono compiuti? Poi il sangue mi ribolle d’indignazione vedendo le nazioni ingrate collegarsi contro la loro madre per scavare la sua tomba. Io protesto con tutte le forze del mio animo contro questa opera di iniquità e ingratitudine; io invoco con tutti i miei voti augurali la resurrezione dell’Italia, cercando, per un presente di cui ho visto le sofferenze, consolazioni in un passato le cui glorie vanno al cuore e riscaldano il pensiero; io vi trovo per l’avvenire, che io invoco, che tutti invochiamo, speranze e garanzie”.
Virgilio Iandiorio

Viaggio tra gli Italo Albanesi di Calabria.ultima modifica: 2015-07-01T12:04:09+02:00da manphry
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