Vitalità dei toponimi

Quando in documenti medievali leggiamo castrum, oppidum, terra, rocca, casale, civitas siamo portati a tradurre tutti con il termine nostro di paese. Se venivano dati nomi diversi ai centri abitati del Regno di Napoli un motivo doveva pure esserci. Ad esempio l’appellativo di civitas era appannaggio dei centri con un vescovo o che avessero un ufficio regio o che avessero ospitato anche per breve tempo il re.

La stessa cosa accade per i territori in cui vegetavano alberi di alto fusto. Il termine latino nemus, che indicava il bosco, aveva ceduto il posto ad altri termini portati dalle popolazioni che alla caduta dell’impero romano erano venute nella penisola. Resiste la parola silva, anche come nome proprio, a Montefalcione (prov. Avellino) il Mommsen raccolse l’epigrafe di Sàttia Silvina, a cui il marito dedicò un commovente epitaffio. La selva in particolare nelle nostre zone indica ancora una particolare associazione arborea, il castagneto da frutto. Che dire del termine “le Surti”, che indica la zona al sommo delle colline tra Montefusco e Torrioni (prov. di Avellino). Un termine; volendo azzardare una etimologia, potrebbe derivare da surrectum (surgo,-is sorgere, spuntare) e significare boschi cedui.

Dai Franchi (o dai Tedeschi) ci viene il termine bosco, che sostituisce quello latino nemus. Ancora oggi il territorio tra i comuni di Montefalcione e Montemiletto (prov. Avellino) è detto Bosco.

I Normanni ci portano la foresta, che ricorre nelle carte medievali. E rimane ancora il nome alla zona rurale di Montemiletto che si chiamava la Foresta di San Giovanni, oggi tutta la contrada è conosciuta solo come San Giovanni.

Per Montefalcione i toponimi, che hanno un significato chiaro, ci rimandano generalmente alla descrizione geografica del territorio: Giardinera, Bosco grande, Crognolito, Felette, Foresta, Macchione, Ortale, Pozzillo, Starze, Profico, Spinete, Orno, Toppolo, Cesine, Selvetelle, Selva dei Mazzi, Tompagnili, Verzare, Chiaine, Marmore, Rastiello, Toppole, Vigne, Zuppino. E il torrente che segna il confine di Montefalcione con il territorio di Candida (prov. Avellino) si chiama Torrente Ranne (grande), che diventa Vallone di Serra quando tocca il territorio del comune limitrofo di Pratola Serra.

Michèle Benaiteau (“Vassalli e cittadini – la signoria rurale nel Regno di Napoli attraverso lo studio dei feudi dei Tocco di Montemiletto (XI-XVIII)”, Edipuglia 1997) scrive in proposito;” “Questi dettagli minimi  ci introducono nel cuore del paradosso della mentalità rurale: essa respinge il cambiamento, o almeno cerca di convincersi e di circondarsi di certezze stabili al punto da essere riuscita ad ingannare gli storici perché la prima impressione di chi legge le fonti è quella della ripetizione e dell’uniforme. Invece, il fluire degli avvenimenti minacciava continuamente di travolgere la società paesana, non solo con il ritmo accelerato e incontrollabile della nascita e della morte, ma anche nei suoi rapporti con la natura e con le altre presenze sociali che tanto pesavano sul suo destino”.

Vitalità dei toponimiultima modifica: 2023-07-12T17:37:17+02:00da manphry
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