Intimidazioni di oggi e di ieri.

L’ atto intimidatorio e vandalico ai danni della redazione de Il Quotidiano del Sud, sede di Avellino, nel mese di novembre 2021, riporta alla mente atti simili compiuti contro le sedi di giornali in un passato anche non molto lontano. Sono andato, però, a rileggere il racconto di Tucidide  a proposito di un  atto “intimidatorio” avvenuto millenni fa nell’Atene in guerra con Sparta. Nel 415 a. C., durante la guerra del Peloponneso, gli Ateniesi  stavano per partire per la Sicilia, un’impresa che per loro  fu a dir poco disastrosa.

“Quand’ecco le Erme marmoree erette in città dagli Ateniesi (sono parecchi, secondo la tradizione locale, questi blocchi quadrangolari, nei vestiboli delle abitazioni o nei recinti sacri) ebbero in maggioranza il volto mutilato, in una stessa notte”.

Fu un atto di vandalismo? O di intimidazione politica da parte di quelli che erano no-guerra in Sicilia? Per un popolo che dava molta importanza ai gesti irriguardosi verso la religione, un atto simile si caricava di molti significati. E Tucidide ci diche che:” Sui responsabili il mistero: ma si dava loro la caccia, con ricche taglie promesse dallo Stato per la loro cattura. E non bastò: si decise che chiunque fosse disposto, dei cittadini o dei forestieri, perfino dei servi, denunciasse senza paura qualunque diverso atto sacrilego che gli fosse noto”.

Proprio come avviene ai nostri giorni, anche allora :” L’opinione pubblica ne fu seriamente scossa: vi si riconosceva un segno infausto per la partenza, collegato forse a torbide trame per sovvertire lo Stato e la democrazia”. Come fossero andate le cose rimane ancora un mistero, tanto che ancora oggi si fanno molte ipotesi, ma nessuna chiarisce la motivazione dei fatti accaduti.

Piuttosto che lasciare ai posteri le ardue sentenze sulle motivazioni che portano a simili gesti di intimidazione, sarebbe opportuno guardare bene intorno a noi, a quello che si è ridotta la vita politica. Un mio amico, che non c’è più, mi invitava a considerare il fattore R, quando si voleva capire quello che accadeva nelle nostre zone. Mi diceva che la gente di fronte  a fatti di una certa gravità ha un primo moto barricadero (la prima R è quella di Rivoluzione). Passato il primo momento, la gente è portata ad una pausa riflessiva (la seconda R, Riflessione). Dopo che sono trascorsi dei giorni senza che accada nulla di importante si arriva all’acquiescenza (la terza R, la Rassegnazione).

La mia speranza è che non si giunga presto alla fase della rassegnazione, anche se intorno a noi sono chiari i sintomi di questo “disarmo” unilaterale. La coscienza collettiva è in disoccupazione, o meglio aspetta una pensione o un reddito a qualsiasi titolo. Anche le amministrazioni comunali, almeno quelle che conosco, si possono equiparare ai comitati festa patronali. Di un tempo.

Non mi auguro che si verifichi quello che accade nella commedia Le Nuvole di Aristofane (il periodo della sua rappresentazione più o meno è lo stesso dell’avventura ateniese in Sicilia), dove il protagonista alla fine va ad incendiare la “scuola” di Socrate. “Ma presto e lesto dò fuoco alla casa di queste lingue infami. Al fuoco, al fuoco!”. Come se il rimedio ai nostri mali sia quello di non pensare, non scrivere, non manifestare dignitosamente le proprie idee. Sperare di ridurre al silenzio un giornale con atti intimidatori, non è il rimedio dei mali; ma un atto di violenza.

Virgilio Iandiorio

 

Intimidazioni di oggi e di ieri.ultima modifica: 2022-01-16T19:00:47+01:00da manphry
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