La sopravvivenza degli abbandonati nel romanzo di E. Shafak (Seconda parte)

Siamo negli anni Settanta del secolo scorso, Leila non ancora ventenne giunge a Istanbul. ”Che strano, che venisse subito dopo i ricordi d’infanzia, ma la memoria umana somiglia a uno che ha festeggiato fino a tarda notte e ha alzato un po’ troppo il gomito: per quanto ci provi non riesce a seguire una linea retta”(p. 61).

Per una giovane donna che veniva da un paese dell’interno, la grande città offriva la possibilità di sopravvivere, a condizioni  umili e degradate.” Leila aveva diciassette anni quando era stata portata in quella strada… era successo circa tre anni prima, anche se ormai sembrava un’altra vita. Non parlava mai di quei giorni, così come non aveva mai raccontato perché fosse scappata di casa o come fosse arrivata a Istanbul senza un posto dove stare e solo cinque lire e venti kurush in tasca (p.69)”.

A Istanbul, Leila stringe amicizia con altre cinque persone che sono segnate da un desiderio di uscire dalla condizione a cui sembrano destinate. Nalan, un trans, che Leila chiamava la Nostalgica, “non perché si struggesse per il passato, che anzi era ben contenta di essersi lasciata alle spalle, ma perché in città ripensava sempre alla sua terra. Le mancavano la campagna e la sua abbondanza di odori, si sarebbe voluta addormentare all’ aperto sotto un cielo generoso; lì non avrebbe dovuto guardarsi le spalle in ogni momento” (p.75). Sinan, il compagno di classe alla primaria, orfano di padre, con la madre farmacista in paese, “lui, per quanto lo riguardava si sentiva sempre a suo agio accanto a chi era imperfetto, in qualunque modo” (p.94). Jamila, di nazionalità somala, si adatta a fare i lavori più umili:” le famiglie turche apprezzavano le collaboratrici domestiche” del suo paese “ (p.145). Zaynab, del Libano settentrionale, che, per la sua statura bassa doveva “comprare i vestiti nelle taglie da bambina” (p.148), e Leila aveva chiamato UnoVentidue. Ultima dei cinque, Humeyra, la cantante, che “sapeva a memoria le più belle ballate di Mesopotamia, e la cui vita somigliava  un po’ alle storie che molte di queste raccontavano”(p.183).

La conoscenza del giovine D/Alì, artista e attivista comunista, sembra segnare una svolta nella vita della protagonista. Il sogno che la società possa essere cambiata da un movimento politico rivoluzionario si infrange quando il compagno muore ucciso dalla polizia durante la manifestazione del Primo Maggio.

Poi, non molto tempo dopo, una notte, Leila viene uccisa per strada da due uomini, e lasciata senza vita accanto ai cumuli di immondizia. La notizia viene riportata l’indomani  dai quotidiano della città, ma nulla di più che un episodio di cronaca nera. Dopo gli accertamenti della polizia per stabilire le cause della morte, il corpo di Leila viene inumato nel Cimitero degli Abbandonati, lì dove vengono sepolti tutti coloro che muoiono senza il conforto di nessun familiare.

I cinque amici, però, vanno a dissotterrare il corpo nottetempo. Perché Leila, in vita, aveva sempre espresso il desiderio  che il suo corpo fosse accolto dalle acque profonde del mare, dove poter finalmente spaziare.

Il romanzo si chiude con accenni alla vita che i cinque amici condurranno dopo la morte di Leila. Resteranno ai margini di una società che li esclude nel momento in cui, essi non ne accettano le regole, a cominciare nella famiglia, poi nella scuola, poi nel lavoro, poi in tutti i campi del sociale. Non li spaventa   una sepoltura nel Cimitero degli Abbandonati, perché non hanno paura della libertà.

Virgilio Iandiorio

 

 

La sopravvivenza degli abbandonati nel romanzo di E. Shafak (Seconda parte)ultima modifica: 2020-03-03T12:42:07+01:00da manphry
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