Parole non leggere.

Le parola antiche ci aiutano a spiegare i malanni odierni, meglio dei trattati.  Oclocrazia, ad esempio, è parola del greco antico, composta da òchlos, moltitudine in cattivo senso, e da kpatìa, potere; insomma, potere del tunicatus popellus (il popolino di Orazio, Epist. I, VII,65). “ E’ voce nuova, (G. Grassi, 1832) ma necessaria a definir bene i due governi del popolo e della plebe, ed a restituire al vocabolo democrazia il suo vero significato”.

La paternità del sostantivo va a Polibio ( II sec. a. C.), il quale,  in  uno dei frammenti del libro sesto delle Storie scrive:” Infine, a seguito delle violenze e delle illegalità in cui, col tempo, anche questa forma di governo [democrazia] degenera, subentra l’oclocrazia che completa la serie. Allora, accecata dal furore e guidata dalla passione in tutte le sue decisioni [la massa] non vorrà più obbedire e neppure essere uguale a chi comanda, ma vorrà essa stessa tutto il potere e i maggiori diritti. A questo punto la costituzione cambierà il proprio nome, assumendo la qualificazione più splendida che possa esistere (quella di libera e democratica), ma muterà la sua natura nella peggiore delle forme di governo: l’oclocrazia”.

Di queste esperienze si sono occupati anche autori a noi più vicini; ma, date le condizioni politiche dei tempi loro, ad essi non era consentito di parlar chiaro. E così si parlava per allusioni.

Carlo Celano, letterato napoletano del XVII secolo, inventa un reddito di cittadinanza con largo anticipo sulle odierne proposte:

” Tutti gli Eccellentissimi Signori Poeti s’unirono negl’Orti delle Serenissime Muse, e stabilirono di formare un Monte [banca] di Versi per sovvenire i Poeti, e le Poetesse, che per la povertà stavano in rischio di commettere qualche scandalosa attione; l’espediente altro non potria essere, che formare un Monte Pio di Versi, dal quale si deggiano soccorrere tutti i Poeti poveri, che non hanno sostanze da potersi rendere immortali, secondo il loro desiderio, nella memoria de’ secoli. La propositione fu da tutti accettata per ottima.

Gli Eccellentissimi Greci s’offerirono di contribuire al Monte, due milioni di Versi. I Latini poi si tassarono a dieci milioni e mezzo di Versi. Gl’ Italiani, che hanno vene poetiche più‘ perenni del Po, del Tevere, e del Garigliano, s’essibirono pronti a contribuire al Monte quaranta milioni di Versi.

Dicasi più chiaro: s’erigge un Monte perché si soccorrano i poverelli. Poverelli saranno quei, che vogliono i Rettori [amministratori] non quei, che son poverelli; e con questo quanti soccorsi ordinati a riparare i bisogni, andranno al giuoco, a lussi vani, a… ma non si passi più avanti su questo.

Scordatisi alcuni d’essere semplici amministratori, si faranno vedere assoluti proprietari delle sostanze de’ Monti, applicando ad altri usi, e forse a baggianerie disutili di feste, che di feste non porteranno altro, che il nome, ed a fabriche impertinenti, quelle rendite, che solo stanno addette alla sovventione de’ bisognosi.

Si sovveniranno con partialità interessata le vedove meno bisognose, e si lasceranno in abandono le più miserabili. Colle limosine dotali, dovute solo alle pericolanti donzelle, si pagheranno i salari alle proprie fantesche.

I pareri furono molti; gli essempi d’altri governi degli stati Apollinei moltissimi, si conchiuse per ultimo, che ogni fratello sia tenuto per obbligo di somministrare del suo quegli aiuti, che può, senza dipendenza de’ compagni, e con ogni secretezza possibile, dove, come conoscerà necessario, e convenevole: perché sa meglio il Matto spendere il suo, che il Savio quello degli altri”.

La proposta che era piaciuta a tutti, venne abbandonata perché strampalata, a dir poco. E non se ne fece nulla.

Virgilio Iandiorio

 

Parole non leggere.ultima modifica: 2018-06-04T13:28:56+02:00da manphry
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