La crisi economica somiglia un poco al protagonista del romanzo di John Steinbeck Uomini e topi, pubblicato nel 1937. Lennie Small, questo il nome del personaggio, è un uomo con una forza erculea, ma inconsapevole di questa sua dote fisica; egli uccide involontariamente i piccoli animale che ama accarezzare, perché li schiaccia con le sue dita.
Le cronache di queste settimane ci offrono un’immagine della politica che nessuno avrebbe mai voluto leggere e vedere. Forse non si è dato bene ascolto alla disonestà in politica che parla esclusivamente per ossimori, frasi la cui fine contraddice l’inizio. Come il Gran Cancelliere Antonio Ferrer ne I Promessi Sposi, quando libera dalle mani della folla inferocita, conducendolo nella carrozza con sé, il Vicario di provvisione: “Un po’ di luogo, – aggiungeva subito: – vengo per condurlo in prigione, per dargli il giusto gastigo che si merita: – e soggiungeva sottovoce: – si es culpable.”
Nei tempi di ristrettezze economiche gli episodi di malcostume politico e amministrativo non sono mai mancati. Nella transizione dal Regno di Napoli a quello dell’Italia Unita, Pietro Calà Ulloa nelle sue Lettere Napolitane riferisce:” Il Sig. Alessandro Dumas, ha ricevuto anch’esso, il suo piccolo profitto, di circa 900.000 franchi, a quanto si dice: è vero che egli pretende aver fornito dei revolvers. Gli si è ceduto per proprio uso un palazzo della corona, e pranza, e si diverte a caccia alle spese dell’ antica lista civile”.
Alexandre Dumas padre (1802 – 1870), autore di romanzi famosissimi quali Il conte di Montecristo e la trilogia dei Moschettieri , fu amico e ammiratore di Garibaldi e durante la spedizione dei Mille gli fornì anche delle armi. Fu nominato dal Generale “Direttore degli scavi e dei musei” napoletani, carica che mantenne per tre anni (1861-1864); incarico che lasciò a causa dei malumori dei napoletani, ritornandosene a Parigi.
Nelle note alla Lettere dell’Ulloa, il traduttore Teodoro Salzillo così commenta:” Il signor Alessandro Dumas che diceva a tutti « non guastargli la sua rivoluzione di Napoli», accusato di aver presa questa somma, si giustificava coll’ asserire che ne avesse comprato revolvers, in Marsiglia. Tutte le fabbriche di quella città avrebbero avuto bisogno di un anno e più per fornirgli una quantità di armi corrispondenti a tal somma e che pure il Dumas ritrovò in un istante. Il traduttore ignora ancora chi abbia avuto o visto quelle armi.”
Nella lettera datata Roma li 10 Ottobre 1861, diretta al signor Disraeli , su Il debito pubblico, Pietro Calà Ullona analizza il sitema fiscale imposto dal governo italiano e così scrive:” Non si domanda ancora se tutte queste imposte sono giuste, né quale sarà la loro influenza sulla ricchezza pubblica, né quali effetti morali sono chiamate a produrre. Il governo di Torino prosiegue la sua opera gravosa e raccomanda ai Prefetti di adoperare tutti i mezzi, per far votare atti di ringraziamento dai consigli municipali; i Prefetti poi non mancano mai per così patriottico officio…”
Naturalmente si può discutere sulla disamina dello stato delle finanze che l’ Ulloa traccia, ma le sue considerazioni sono valide ancora oggi: “È sulla proporzione del numero degli abitanti, che noi dobbiamo calcolare il debito e le tasse e non sulla proporzione della ricchezza nazionale? La Francia e l’Inghilterra sono gravate d’imposizioni, perché sono ricche, ma non sono ricche perché pagano tante imposizioni. Le spese non formano le ricchezze , ma sono queste che forniscono quelle… Ammettendo pure che le prevegenze del ministro siano ancora deluse per l’ insufficienza dell’ entrate , o per l’accrescimento straordinario delle spese, non si avrà altro espediente che l’ aumento del debito. Ora, chi si appoggia sul credito, si appoggia sopra la più facile, ma sicuramente sopra la più fragile di tutte le risorse.”
Virgilio Iandiorio