In questi ultimi tempi accade sempre più spesso che l’amico Fausto Baldassarre, instancabile lettore di libri e giornali, mi porti da leggere articoli, che lui sa mi possono interessare. Soprattutto se hanno come argomento personaggi ed eventi dei nostri paesi. E così poco più di un mese fa, mi consegnò, per una attenta lettura, la pagina de L’Osservatore Romano in cui Enrico Reggiani commentava il libro “Eminenti Vittoriani” scritto nel 1918 da Lytton Strachey (1880-1932) e riproposto recentemente a cura di Beppe Benvenuto dalla casa editrice Mursia. Il libro, con le biografie di quattro famose personalità inglesi dell’età appunto Vittoriana, fu antesignano di un genere letterario tra sociologia, storia e narrativa, che ebbe fortuna tantissima in Inghilterra e fuori.
Nella sua recensione Enrico Reggiani fa riferimento al poeta italo americano John Ciardi, che ha origini nella provincia di Avellino; la madre, infatti, era nativa di Manocalzati, paese dell’Irpinia. E indicando i grandi autori che hanno scritto di Litton Strachey, annota: “Di lui, raffinato saggista e critico letterario con giovanile propensione per la poesia T. S. Eliot (1888-1965) scrisse nel 1921…Dopo Eliot, più di recente, il poeta americano John Ciardi (1916-1986), instancabile promotore di una poesia accessibile a tutti, lo ha invece rappresentato in un suo testo poetico come ”un anziano signore con la voce intatta / di un fanciullo soprano che risponde trillando con l’unica parola Passion! alla domanda di un giornalista che gli chiede quale sia la cosa più importante nell’arte”.
La poesia di Ciardi, a cui fa riferimento nel suo articolo Enrico Reggiani, è tratta dal libro THE COLLECTED POEMS nell’edizione a cura di Edward M. Cifelli, NJ 1997. La poesia, intitolata On passion As a Literary Tradition, inizia proprio con questi versi, che il giornalista traduce dall’inglese:
Asked by a reporter out of questions
to name the one thing most important to art,
Lytton Strachey, an old man with the voice
of an uncracked boy soprano, trebled, “Passion!”
In questa poesia dedicata proprio alla passione dell’arte, Ciardi fa riferimento alle esperienze poetiche di Alfred Edward Housman (1859-1936), poeta inglese autore di saggi su autori della letteratura latina e greca; Nikos Kazantzakis (1883-1957) autore greco di opere narrative che sono state portate anche sullo schermo, come Zorba il Greco nel 1964 e L’ultima tentazione di Cristo nel 1988, ma l’opera sua più importante rimane il poema Odissea in 24 canti per un totale di 33.333 versi, pubblicata nel 1938. Un altro riferimento significativo in questa poesia di Ciardi è ad Odisseo con il suo foghorn (vocione).
La tradizione letteraria dell’occidente ha riferimenti sicuri negli autori classici latini e greci; i due poeti citati in questa poesia hanno rivissuto l’antico con la sensibilità dell’uomo del nostro tempo, come fece Ciardi quando pose mano alla traduzione della Divina Commedia in lingua inglese.
Per quanto riguarda l’annotazione di Enrico Reggiani a proposito di Ciardi come promotore di una poesia accessibile a tutti, si può rileggere quello che più di un secolo fa scrisse Benedetto Croce riferendosi alla fortuna di Giusué Carducci nella rivista “La Critica” (1,1903): “E c’è poi la poesia accessibile a tutti?”. Presupporre un lettore che non abbia una cultura storica e letteraria, non credo sia un modo per rendere accessibile la poesia. Se accessibile vuol dire “chiaro”, allora è tutta un’altra cosa.
Virgilio Iandiorio