Un dizionario albanese-latino

Sulle origini della lingua albanese ancora oggi le opinioni non sono concordi. Enkeleda Merkoçi nella sua tesi  di dottorato di ricerca, discussa nel 2002  presso l’Universitat Autònoma de Barcellona, così riassume il problema dell’origine della lingua albanese: Quando affrontiamo il problema dell’origine della lingua albanese, noi cerchiamo di conoscere quale delle lingue indoeuropee della penisola balcanica ne sia stata per così dire la matrice, cioè con quale lingua balcanica  essa sia imparentata. E’ un problema non solo linguistico, ma soprattutto etnografico, archeologico e principalmente storico”.

 

La lingua albanese sebbene sia  antica ha testimonianza scritte molto tardi.”Nel II secolo d. C. –scrive la studiosa- il geografo Tolomeo menziona per la prima volta, nella sua geografia del mondo allora conosciuto, la tribù Albanòi e la mette in relazione con la città di Albanòpolis, nella zona centrale dell’attuale nazione”. Nei secoli seguenti c’è un silenzio assoluto delle fonti. Bisogna arrivare al secolo XI, quando nelle fonti bizantine appare per la prima volta il nome “albaneses” riferito alla gente che abita questa regione balcanica. E per le prime testimonianza scritte in lingua albanese, occorrerà giungere al secolo XV: la più importante è questa formula di battesimo( Formula e Pagëzimit) dell’arcivescovo di Durazzo, Paolo Angelo, del 1462 un të paghësont pr emënit Atit e t birit e t  spertit senit”, vale a dire “io ti battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. 

La tesi secondo la quale la lingua albanese si sia sviluppata senza interruzione dalla evoluzione graduale dell’illirico, ha una base storica e linguistica solo se si prova la sua formazione antica negli stessi territori abitati dagli Illiri nell’antichità e si identificano le due lingue (illirico e albanese) come due momenti successivi della stessa trasmissione lineare.

 

Contro la tesi dei caratteri illirici della lingua albanese si portano argomenti di natura linguistica, fonetica, lessicale e toponomastica, per dimostrare la sua derivazione dal tracio e daco-misio.

 

L’opinione predominante è quella che gli antenati degli albanesi abbiano abitato le coste dell’Adriatico durante il periodo greco e romano e pertanto la lingua albanese rappresenta una fase evoluta dell’antico illirico, o più esattamente di uno degli antichi dialetti illirici.

 

Venendo a tempi molto più vicini a noi va sottolineato che i due principali dialetti albanesi sono il GHEGO ( da “Gegerisht”) parlato nel nord, ed il TOSCO, ( da “Toskerisht” ), utilizzato nel sud del paese. I dialetti parlati dalle minoranze presenti in Italia ed in Grecia sono perlopiù appartenenti alla varietà Tosca, mentre gli abitanti di etnia albanese del Kosovo e della Macedonia parlano Ghego . Le differenze tra questi due dialetti non sono però enormi, e riguardano principalmente l’aspetto fonetico. L’Albanese ufficiale, precedentemente soggetto all’uso di segni grafici greci e talvolta turco-arabi,  ha adottato stabilmente l’alfabeto latino nel 1909. La lingua albanese è parlata non solo in Albania, ma anche in  Jugoslavia, nelle regioni del Kosovo, della Macedonia e del Montenegro,  in alcuni paesi  della Grecia (in Voiotía, Attica, Évvoia, Ándros, e nel Peloponneso)  ed in Italia, presso le minoranze Arbëreshë ; inoltre alcune enclavi parlanti albanese sono presenti anche in Bulgaria ( Mandritsa ), in Ucraina (Melitopol),  in Croazia (Bar, ex Antivari) ed in Romania. È stato documentato un utilizzo, in passato, della lingua albanese anche in Istria ed in Syrmia. Sopravvivono inoltre altre comunità albanesi e arbëreshe, che mantengono vive la lingua e le tradizioni dei paesi d’ origine, negli U.S.A., in Canada, in Argentina, in Egitto e in Brasile. (cfr. Eugenio Vaina De Pava , ” Albania che Nasce ” , Catania , 1914).

 

Frang Bardhi (1606-1643), conosciuto nella forma latina come Franciscus Blancus ed in italiano come Francesco Bianchi ( in albanese,infatti, bardhë significa bianco)  figura eminente della chiesa albanese del suo tempo si preoccupò  proprio del problema linguistico della sua terra. Nato a Zadrima nella regione albanese del nord,  studiò teologia  a Roma, prima nel Collegio illirico di Loreto e poi dal 1633 nel Collegio fondato da Urbano VIII sette anni prima, meglio conosciuto come Collegio di Propaganda Fide. Nel 1636 venne nominato vescovo di Sapa e di Sarda. Bardhi è ricordato anche come l’autore del primo dizionario albanese-latino contenente 5.640 voci: Dictionarium Latino-epiroticum , pubblicato a Roma nel 1635 e  messo in rete da Michiel de Vaan nel 2004. Nell’ultima parte di questo dizionario sono riportati 113 proverbi popolari, sentenze e locuzioni, di cui solo alcune tradotte da altre lingue e la maggior parte raccolte direttamente dal popolo.

 

Da 1637 in poi, Frang Bardhi  scrisse e presentò relazioni, in italiano ed il latino, alla Congregazione di Propaganda Fide in Roma, che contengono una miniera di informazioni sulla sua diocesi, sugli sviluppi politici, sulle abitudini albanesi e  sulla posizione della chiesa cattolica nell’ Albania occupata dagli Ottomani.

 

Nell’introduzione (in latino) del suo dizionario, rivolgendosi ai cardinali del Collegio di Propaganda Fide, così Frang Bardhi spiega la finalità della sua opera :

 

Debbo al vostro nome, e ai vostri auspici se ha visto la luce questa opera di poco valore: di poco valore? Mi sono confuso. Avrei dovuto definirla invece esimia. E non merita questo lusinghiero appellativo una sola volta, perché è stato suggerito dalla vostra affettuosa autorità ed è stato portato a compimento dall’amore per la religione cattolica. Quanti ministri ci sono nella regione ecclesiastica dell’Epiro, in quanti errori incorrono perché sono digiuni del tutto della lingua latina. Di giorno in giorno, serpeggiano nell’amministrazione dei sacramenti consuetudini nefaste, per vizio dei sacerdoti i santi riti della religione cristiana decadono. Ritengo di giovare a tutta la nazione, se metto insieme formule nella lingua albanese  e nella latina, se raccolgo serie numerose di nomi e di verbi, per rendere così più agevole in quelle regioni la strada ai propagatori del santo Vangelo”.

 

Il vescovo di Sapa diede un contributo notevole alla conservazione della tradizione occidentale e romana nel nord dell’Albania. Una delle finalità del suo Dictionarium era quella di venire in aiuto del lessico albanese, che, sia per la lingua di comunicazione, a contatto con l’italiano e il turco, sia per quella letteraria, sotto l’influenza del latino, stava perdendo la sua purezza.

Un dizionario albanese-latinoultima modifica: 2007-09-25T22:25:20+02:00da manphry
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