La diseducazione nazionale

“E’ da molto tempo che ho in mente di scrivere questo libro. Infine eccolo: testimonianza vissuta, costatazione di fallimento del sistema, tentativo di analisi al mio modesto livello. La gente dovrebbe sapere quello che succede nella scuola dove mandano i loro figli”. Così Anne-Sophie Nogaret  nella premessa del suo libro “Dal mammut al Titanic: la diseducazione nazionale” , pubblicato da Artilleur (6 settembre 2017). Docente di filosofia la prof. Nogaret in questo libro, che sta avendo molto successo in Francia (non c’è ancora la traduzione italiana), racconta la sua esperienza di insegnante nelle scuole secondarie francesi.

“Nel 2015 –scrive la Nogaret- erano quattro anni che io ero stata reintegrata nel curricolo dell’insegnamento. Per miracolo avevo ottenuto l’anno prima un posto fisso nell’istituto vicino casa mia e relativamente tranquillo. Due giorni dopo il mio rientro, un alunno mi apostrofa all’inizio della lezione:” Nique ta mère” [E’ superflua la traduzione, per noi abituati ai vaffa; anche se qui ne va di mezzo una madre]

Che cosa era accaduto, ce lo spiega la professoressa: ” In verità avevo osato chiedergli la giustifica dell’assenza che non aveva e perciò l’avevo messo fuori dall’aula, come prevede il regolamento interno… Il giovane impiega dieci giorni per scusarsi e ritornare in classe, dopo molte convocazioni dal preside. Tre settimane dopo, si mette a darmi del tu, a sputare sul banco, a trattarmi da stronza minacciando di tagliarmi la gola: questa volta gli avevo chiesto di gettare la sua gomma da masticare”.

E non potendo far finta di niente: “la direzione finisce col convocare una commissione disciplinare, nella quale io mi trovo chiaramente nella posizione dell’accusato. Io esercito, mi si dice, una forma di assillo su questo alunno, io lo rimprovero, lo spingo all’estremo. Davanti all’alunno, i prof. della classe se la prendono con me, mi accusano di provocazione e di essere estremista”.

“In conclusione, – costata amaramente la Nogaret- viene deciso che l’alunno rimarrà nell’istituto e che sarà dispensato dal mio corso per seguire quello di un collega. Egli riparte con l’incoraggiamento dei prof. e dell’amministrazione, che gli rinnovano esplicitamente il loro sostegno e la loro cordialità. Non mi è stato detto in faccia, ma vengo a sapere da voci di corridoio, che l’amministrazione e buona parte degli insegnanti mi considerano d’ora in avanti come “completamente razzista”, cosa che, apparentemente giustificata ai loro occhi,  nasconde le indiscipline commesse dall’alunno, che il caso ha voluto che fosse nero e nato in una famiglia di quindici figli”.

Proviamo a fare il bilancio: inciviltà, violenza, spirito di appartenenza nel quartiere, accomodamenti, insabbiamenti e direttive incomprensibili, la situazione dell’insegnamento in Francia ha raggiunto un punto di allerta gravissimo.  Ma sì, per l’Educazione Nazionale, niente chiasso, tutto va bene, non succede niente. Per fortuna nostra, queste cose accadono in Francia! Io credo, però, che anche da noi, ognuno avrebbe la sua bella, analoga esperienza da raccontare. Anni fa un mio collega di un liceo in una città vicino Roma, avvertì le autorità che dagli studenti era stata occupata la scuola. Una comunicazione, niente di più. Si scatenò l’ira dei genitori  e della città contro il preside; con tutto il corredo di indagini ispettive contro il capo d’istituto.  Perciò, considerando le cose di Francia, sarebbe più opportuno dire, che mal comune è mezzo gaudio.

Virgilio Iandiorio

La diseducazione nazionaleultima modifica: 2017-11-21T00:32:30+01:00da manphry
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