Come far fuori il re di Napoli

Il nome, Pandolfo Collenuccio, può dire poco a molte persone; ma questo uomo politico e umanista, nato a Pesaro nel 1444 ove morì sessantenne nel 1504, scrisse un interessante “Compendio de le istorie del Regno di Napoli”, pubblicato postumo a Venezia nel 1539.
La storia del Regno di Napoli vista da un non “regnicolo” , che, sempre facendo la tara, dice pane al pane, come nella dedica-premessa:” Le mutazioni de li stati e la varietà de’ governi a niuna parte d’Italia più famigliare a’ dì nostri esser si vede, che a quella che regno di Napoli è chiamata: onde pare che fatal sia a quelle provincie che in essa si contengono avere non che spesso, ma sempre, tirannie, sedizioni, perfidie, rebellioni, guerre, eversioni di città, rapine e incendi, e tutte le altre calamità che da l’avarizia e ambizione, vere produttrici di tal peste, proceder sogliono”.
Anche se definisce il suo libro “compendio”, un riepilogo con gli aspetti più importanti o necessari della storia del Regno di Napoli , Pandolfo Collenuccio non tralascia fatti che potrebbero interessare più la cronaca rosa (o nera,) come questo della morte sospetta del re di Napoli LADISLAO d’ANGIO’ DURAZZO, nato nella capitale del regno il 15 febbraio 1377, ultimo discendente maschio del ramo principale della dinastia degli Angioini. Morte sospetta la sua, avvenuta a Napoli la mattina del 6 agosto 1414.
Scrive in proposito il nostro autore:” De la generazione [origine] e modo de la morte sua variano li scrittori. Dicono alcuni, e così suona la comune fama, che essendo lui in Perosa [Perugia], per opera de’ fiorentini fu attossicato da una femina, con la quale lui aveva commercio venereo, avendosi ella posti ne la natura alcuni medicamini [medicamenti]mortali, da li quali poi infetto e senza rimedio infermato, morisse: e dicono che fu in questo modo. Era quella donna molto bella e giovine, figliuola di un medico, che a Ladislao molto piaceva e di lei gran diletto pigliava. Fu proposto al medico da chi trattava la cosa un eccessivo premio, se poteva dar opera che mediante la figliuola Ladislao si intossicasse; il medico, veduta l’occasione di arricchire, diede a la figliuola un certo unguento persuadendoli che ungendosene la natura ne l’atto venereo, l’amor del re li cresceria né mai più la abbandonaria: la feminella credula e tenera [affezionata]del padre e vaga de l’amor del re, fu contenta. Era quell’unguento succo di napello [pianta erbacea tra le più velenose], prestantissimo veneno: onde lei unta di quello ne l’atto venereo, non molto poi si morì e il re infermato, come è detto, ancor lui lasciò la vita, essendo in ultimo alienato de la mente e dicendo sempre: – A Fiorenza, a Fiorenza! pigliate Paulo, pigliate Paulo! – e simil cose che prima ne la fantasia aveva impresse. E il scellerato medico dei denari de’ fiorentini, prezzo del suo sangue, la borsa riempiette. Altri negano questa istoria: noi ne l’arbitrio di chi leggerà, il credere o il non credere lasciaremo”.
Fatto sta che in tempi a noi vicini, analisi mediche più approfondite hanno dimostrato che il re fu vittima di una sfrenata vita sessuale: era già noto ai suoi tempi che egli cambiava continuamente le sue amanti. Ladislao morì per un’infezione dell’apparato genitale, probabilmente un ascesso prostatico. Oggi la prostatite colpisce dal 30 al 50% degli uomini sessualmente attivi; anche se essi non conducono frenata vita sessuale come quella che portò alla morte il re Ladislao. Almeno nella maggior parte dei casi.
Virgilio Iandiorio

Come far fuori il re di Napoliultima modifica: 2014-12-15T08:09:13+01:00da manphry
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