Leggere il De Magistro oggi

Agostino (Tagaste 354- Ippona 430) ha un ruolo importantissimo e sempre attuale nella vita della Chiesa, e non solo in questa, sia per la sua importanza nella storia del pensiero filosofico occidentale, sia per il suo ruolo di vescovo, dottore della Chiesa e santo.
Le sue opere sono aggetto di studi attenti da parte di filosofi e teologi, di lettura appassionata per tantissimi credenti e laici, tanto nel passato quanto ai nostri giorni. Come la recente traduzione e commento del De Magistro, Roma 2012 editrice Borla, a cura di Paola Pascucci. L’autrice vive a Roma, dove ha insegnato filosofia e storia nei Licei.
Vittorino Grossi, dell’Istituto Patristico “Augustinianum” di Roma e direttore della rivista “Augustinianum”, nella presentazione del volume mette in risalto la modernità di quest’ opera del vescovo di Ippona.
Il De Magistro venne composto da Agostino, ritornato in Africa, nel 389 dopo la sua conversione. Il dialogo, alla maniera platonica, si svolge tra Agostino e suo figlio Adeodato, il quale “Era appena quindicenne, e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi…. In uno dei miei libri, intitolato Il maestro, mio figlio appunto conversa con me. Tu (Signore) sai che tutti i pensieri introdotti in quel libro dalla persona del mio interlocutore sono suoi, di quando aveva sedici anni… Presto hai sottratto la sua vita alla terra, e il mio ricordo di lui è tanto più franco, in quanto non ho più nulla da temere per la sua fanciullezza, per l’adolescenza e l’intera sua vita” (Confessioni, 9,6,14)
Agostino discute sostanzialmente due temi, tra loro strettamente connessi: il rapporto tra i segni e i significati (un tema di filosofia del linguaggio), la natura dell’apprendere e dell’insegnare, chi può insegnare, cioè chi è il maestro, e se si può apprendere da un altro.
“Il termine insegnare (docere) – sottolinea Paola Pascucci- viene usato da Agostino con un’estensione molto più ampia dell’accezione relativa al campo strettamente tecnico e disciplinare, anzi si deve dire che l’intero dialogo è dedicato proprio a svelarne tutta la problematicità”.
Nella maieutica agostiniana, a differenza di quella socratica, il vero protagonista non è il maestro con la sua abilità, ma il discepolo, il quale non è chiamato tanto a “portar fuori”, quanto a “cercare dentro” di sé (quaerere intus).
“Nella parte conclusiva del dialogo – fa notare la Pascucci- il magistero umano appare, nel giudizio di Agostino, svolgere il suo ruolo in forma molto riduttiva: la scoperta della Verità è sempre tutta interiore, anche nell’intelligenza dei principi fondamentali delle discipline liberali”. Due questioni cardine del dialogo: l’autonomia del discepolo e l’idea di verità.
Il lavoro di Paola Pascucci è un invito a leggere il De Magistro, soprattutto oggi quando “L’opera educativa –sono parole di Benedetto XVI- sembra diventata sempre più ardua perché, in una cultura che troppo spesso fa del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità”.
Virgilio Iandiorio

Leggere il De Magistro oggiultima modifica: 2014-05-22T11:26:49+02:00da manphry
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