Criminalità d’altri tempi

Si  compone di tre tomi l’opera di Eliseo Danza Tractatus de pugna Doctorum , praelio Judicum et vittoria  Advocatorum, i primi due stampati a Montefusco  nel 1636,  il terzo edito a Napoli nel 1648. L’autore del Tractatus  era nato nel 1584 a Montefusco,” città del Principato ultra, ed avendo atteso agli studi nell’ Università di Napoli, fu nel  1612 addottorato in entrambe le Leggi. Girò per vari luoghi da Governatore e Giudice , e ritornato alla patria, ebbe grido di Avvocato primario nell’Udienza di quella Provincia, che colà risiede. Fu eletto indi a Regio Uditore nel Tribunale di Basilicata, e dopo alquanti anni fu chiamato in Napoli colla carica di Avvocato de’ poveri nella Gran Corte della Vicaria”, così scrive Francescantonio Soria nelle  Memorie  Storico-Critiche  Degli  Storici  Napolitani , edito in Napoli nel 1781.

Il Tractatus unisce alle disquisizioni giuridiche  una casistica di molti casi concreti di controversie giudiziarie  dibattute ai suoi tempi nei tribunali del Regno. In particolare Eliseo Danza riporta eventi giudiziari riguardanti persone e paesi del Principato Ulteriore, fornendo così elementi utili  per conoscere queste comunità anche negli aspetti conflittuali  che spesso sconfinano in eventi  criminosi.

“Il crimine di omicidio – scrive Eliseo Danza-  è frequente soprattutto ai nostri tempi; gli uomini non soltanto mossi da furore o interesse, ma commettono questo reato, anche per qualsiasi altra causa, anche lieve, e  insidiando gli altri uomini, provocano morte cruenta.”

Ecco qualche esempio tratto dal secondo tomo, naturalmente nella traduzione  italiana, essendo tutta questa opera  di Eliseo Danza scritta in lingua latina.

“A Capriglia, Terra di questa Provincia [Principato Ultra], c’erano due fratelli, uno si chiamava Romolo, l’altro Remolo della famiglia Pecillo; nacque tra di essi lite sulla divisione del patrimonio di famiglia. Prevalsero le ragioni di interesse e Romolo, il primo fratello, uccise a bastonate Remolo, il secondo suo fratello…” p.7

“E’ in dubbio se volesse uccidere l’animale e invece uccise un uomo; accadde in persona di Paolo Todino, in territorio di Nusco [Principato Ultra], nel quale c’erano molti cacciatori; uno di essi si appostò in una parte del bosco, per la quale riteneva che dovesse passare l’animale;  chi passò non era l’animale ma  Paolo  e proprio il cacciatore appostato, credendo che passasse l’animale, esplose un colpo di scoppetta e il predetto Paolo rimase ucciso.” p. 12

p.20. “E mentre scrivo, occorse nuovamente un altro caso:  avvenne il  14 luglio 1633. Ucciso nella vigna di Vincenzo, nel territorio di Montefredane [Principato Ultra], con un colpo di scoppetta Giovanni Leonardo de Iannijuorio della stessa Terra. Il cadavere venne ritrovato la domenica 24 dello stesso mese; assunte le informazioni da quella  Curia, fu trovato colpevole, e venne incriminato per molti indizi a suo carico Giuseppe Troncone della stessa Terra; in particolare furono visti un’ ora prima del delitto camminare insieme, verso il luogo del delitto, arrivandoci con la scoppetta; un’ora dopo del delitto il detto Giuseppe se ne era ritornato da solo. Trasmessomi il processo, ho ritenuto che gli indizi fossero chiari. L’inquisito venne nelle mani della Curia e spontaneamente confessò di aver perpetrato questo omicidio, su mandato di Andrea de Gaeta  e Lelio suo servitore, indicava il luogo, vale a dire nella taverna dello stesso Andrea:  come gli avesse dato l’incarico e avesse accomodato la scoppetta, con cui uccise. Aggiunse nella sua deposizione che egli aveva  inimicizia con l’ucciso perché, come gli era stato riferito, l’ucciso avrebbe voluto possedere la moglie dello stesso uccisore, e proferì queste parole:  E però me sono  mosso; più dello dovere ad ucciderlo. Si era in dubbio se si ritenesse che Andrea avesse dato l’incarico, e se si dovesse per questo punire, per il fatto che accomodò la scoppetta, nel qual caso, a maggior ragione si capisce che abbia dato un consiglio, ma anche aiuto e cooperazione nel delitto. Veramente io dicevo queste cose, ma la causa non fu decisa perché l’inquisito morì.”           VIRGILIO IANDIORIO

Criminalità d’altri tempiultima modifica: 2013-05-30T23:44:28+02:00da manphry
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