Scipione De Augustinis

Si deve alle ricerche e agli studi di Gianfranco Stanco, professore aggregato degli insegnamenti di Storia del diritto medievale e moderno, Storia del diritto europeo, Storia della Pubblica Amministrazione, presso la Facoltà di Giurisprudenza, Università LUM “Jean Monnet” di Casamassima (Ba), se possiamo leggere oggi uno scrittore poco conosciuto di storia locale del secolo XVI. Scipione De Augustinis, notaio della città del tricolle, è l’ autore della” Descrittione d’Ariano città della provintia di principato ulteriore”, rimasta manoscritta fino ai nostri giorni; vale a dire fino a tre anni fa , quando Gianfranco Stanco ha pubblicato per Elio Sellino editore, l’edizione critica del manoscritto del notaio arianese. Scipione de Augustinis esercitò la professione di notaio in Ariano dagli anni cinquanta ai novanta del XVI secolo. La “Descrittione”, manoscritto cartaceo risalente al XVII secolo conservato presso la Biblioteca della Società napoletana di Storia Patria, è per Gianfranco Stanco non solo un’ importante “opera storico-geografica per la ricostruzione dell’ambiente arianese, pur con tutti i limiti propri delle storie municipali meridionali tra XVI e XVII secolo, ma anche e soprattutto come prima organica narrazione di storia moderna nel Principato Ultra” anticipando di qualche decennio le opere storiografiche di Eliseo Danza, Scipione Bella Bona e Fabio Barberio, tutti della Provincia di Principato Ultra. Proprio su questa rivalutazione della storia municipale si sofferma il prof. Giuseppe Galasso nella prefazione al volume, evidenziando come “Il merito di Gianfranco Stanco nel pubblicare il testo della Descrittione e nel corredarlo di un commento ampio e soddisfacente per la sua accuratezza è, perciò, indubbio. Ancora maggiore è poi il pregio della diffusa introduzione che egli ha premesso alla sua edizione: una introduzione che non esiterei a qualificare come la migliore trattazione della storia municipale di Ariano nei primi secoli dell’età moderna di cui finora si disponga”. Nel capitolo introduttivo, che Gianfranco Stanco intitola “De Augustinis e la città”, l’autore della “Descrittione” è calato nella realtà arianese di fine secolo XVI, in un clima di scontro tra i sostenitori dell’infeudazione di Ariano e quelli favorevoli alla sua demanialità. “Gli sforzi per il mantenimento di Ariano nel regime demaniale e il successo definitivo dei suoi sostenitori…legittimarono la chiusura del regolamento di conti all’interno dell’ élite cittadina, producendo il riassetto dell’aristocrazia su nuovi e delicati equilibri, tra vecchi lignaggi, famiglie d’origine ebraica ed esponenti della nuova borghesia regnicola”. A conclusione della sua efficacissima analisi della realtà politica, giuridica e sociale della città, Gianfranco Stanco ribadisce come “la raffinata cultura giuridica cinquecentesca formalizzava la chiusura del sistema oligarchico, fondando il primato della dirigenza locale su una gerarchia tripartita, con assetto corporativo e professionale, dominata da un ceto togato che promuoveva il proprio specifico officium nella collettività ed imponeva culturalmente l’autorappresentazione di ideale custode della salus rei publicae, ovvero dell’identità e della virtus cittadina”. L’opera del De Augustinis si fa leggere con interesse perché, oltre a quelle riguardanti la città di Ariano, contiene notizie poco note o non conosciute dalla storiografia municipale della nostra provincia. Il notaio arianese, per esempio, si sofferma sull’incontro avuto in Ariano con Cristoforo Scanello, detto “il cieco da Forlì”, storico e poeta romagnolo, che pubblicò cronache di diverse regioni italiane e si esibiva come cantambanco nelle città della penisola. Nel mese di aprile del 1587, Cristoforo Scanello in viaggio verso la Puglia, fece sosta in Ariano, dove “montato in banco nella piazza publica con la sua lira cantando maravigliosamente, nella cui fine essendoseli procurata dal Regimento cortesemente per due giorni la habitation da riposarsi per se et suoi compagni senz’altro pagamento, fu l’istesso giorno al tardi da me visto, et domandatoli alcune particularità sopra l’origine della fundation d’Ariano di quale lungamente in verso egli cantato havea con infinite ragioni, replicò arditamente, che ‘l primo fundatore di questa città fu Diomede greco”. L’episodio è raccontato con dovizia di particolari perché il De Augustinis non era d’accordo con quanto l’illustre storico e cantore aveva sostenuto, pur riconoscendo che “quest’ huomo fu meraviglioso co’ l suo canto a dir’ in pronto, et in sonetti, et in ottava rima quanto egli disse”. Il notaio arianese riteneva che Scanello ” della fundation d’Ariano non havesse tocco al vero segno”, tant’è che ” in camera poi abboccatomi con esso lui sopra questo soggetto stupì mirabilmente havendo inteso da me tutto il contrario di quello ch’egli cantò così miracolosamente, sopra che dicendo ch’io l’havevo posto il cervello a partito, più volte mi costrinse a replicargli quanto li fu da me ragionato in contrario della sua opinione…”. E’ merito di Gianfranco Stanco l’aver rimesso in circolazione la Descrittione del De Augustinis, che arricchisce la storiografia provinciale e fornisce molti spunti di riflessione e di ricerca sul nostro passato. Virgilio Iandiorio

Scipione De Augustinisultima modifica: 2011-04-21T19:35:00+02:00da manphry
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