Migrazioni di ieri e di oggi

Gli  eventi  drammatici a cui stiamo assistendo in questi giorni, e, in particolare, il flusso continuo di persone che in migliaia lasciano i loro paesi del nord Africa per approdare ai lidi della nostra penisola, richiamano alla mente la continuità secolare della presenza albanese nell’ Italia meridionale, un esempio raro di accoglienza nella storia dei popoli.

Come si sa per favorire l’insediamento degli albanesi nel Regno di Napoli,  in considerazione della povertà del paese balcanico, i re aragonesi concessero agli immigrati  alcuni privilegi, come il dimezzamento dei tributi, per un periodo di tempo abbastanza lungo, probabilmente cinquant’anni. Con le immigrazioni albanesi si assiste  nel Meridione in genere, in Calabria in particolare, ad una  fase di espansione demografica,  accentuata alla fine del 1400,  ma che continua per tutta la prima metà del 1500. E’ il periodo in cui l’economia del Mezzogiorno e degli stati europei è in forte ripresa. In questa società in grande crescita economica, ma priva di braccia di lavoro sufficienti a sostenerla,  si colloca la concessione da parte dei sovrani napoletani di condizioni favorevoli a queste popolazioni venute dall’altra sponda dell’Adriatico che, sin dai tempi delle prime migrazioni,  si erano ormai stabilizzate nel Regno. E dove gli insediamenti risultarono più omogenei e numerosi, vennero conservate  la lingua e le tradizioni originarie.

Il paese  di Greci, nella  provincia di Avellino, unica comunità albanese della Campania,  ancora oggi conserva la lingua originaria nella sua quotidianità familiare: fialt jona,  lingua nostra.

Questi eventi tragici conseguenti alle migrazioni  non sono solamente del nostro tempo. Purtroppo la storia dell’occidente è caratterizzata da  flussi migratori di intere popolazioni, che si muovevano da una regione ad un’ altra, anche molto lontana, non solo a causa delle guerre e delle distruzioni che ne seguivano.

Erodoto, il grande storico greco nato intorno al 484 a. C. e morto intorno al 425 a. C., nelle sue Storie, parola che in greco significa “investigazione” ” ricerca”, racconta di diverse migrazioni di popoli sia per motivi derivanti dalla guerra sia per gravi calamità naturali. Qualche esempio. Nel libro I, 15 egli così scrive:

“i Cimmeri [popolazione indoeuropea delle steppe asiatiche] cacciati dalle loro sedi dai nomadi Sciti [popolazione che abitava il territorio nell’attuale Siberia meridionale], giunsero nell’Asia Minore e occuparono tutta Sardi [città dell’Asia Minore], eccetto l’acropoli”.

Diverso motivo spinse un altro popolo dell’Asia Minore a migrare, e proprio in Italia. Ecco la sua narrazione, lib. I, 94 :” Raccontano i Lidi che sotto il re Ati, figlio di Mane, vi fu in Lidia una grande carestia; per un po’ la popolazione vi tenne fronte, ma poi, visto che non cessava, cercarono di rimediarvi in un modo o nell’ altro. In quell’occasione sarebbero stati inventati i giuochi dei dadi, degli astragali, della palla e tutti gli altri, eccetto quello degli scacchi, di cui i Lidi non si attribuiscono l’invenzione. E dei giochi si servirono in questo modo, un giorno giocavano per non sentire il bisogno del cibo, il giorno successivo mangiavano: e così vissero diciotto anni. Ma poiché la carestia anziché diminuire cresceva, il re divise il popolo in due parti, designando col sorteggio quella che doveva lasciare il paese. A capo dei designati a rimanere pose se stesso; degli altri, destinati a partire, il proprio figlio Tirreno. Gli esuli scesero a Smirne, costruirono delle navi, vi caricarono quello che poteva esser loro necessario e salparono alla ricerca di una nuova terra e di mezzi di sussistenza, finché, dopo aver costeggiato molti paesi, giunsero presso gli Umbri [che abitavano anche la Valle Padana], dove fondarono città che tuttora abitano. Però essi mutarono il loro nome di Lidi in quello di Tirreni, derivato dal nome del loro re”. 

L’ antico storico greco attribuisce ai Medi e ai Persiani un singolare criterio di valutazione dei popoli basato sulla distanza. Nel lib. I, 134, scrive: “Subito dopo loro stessi i Persiani stimano i loro vicini, poi i vicini di questi e così via gradatamente; all’ultimo posto mettono i più lontani, perché per loro i più vicini sono sempre i migliori, e i più lontani i peggiori”. Un criterio che non sembra tramontato, e che ogni tanto si intromette anche nei nostri comportamenti verso quanti abbandonano per i motivi più diversi i loro paesi di origine.

                                                               Virgilio Iandiorio

Migrazioni di ieri e di oggiultima modifica: 2011-04-09T20:44:21+02:00da manphry
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