Binomi europei

Conosciamo dalla geografia che ci sono delle zone, dei territori dove è difficile segnare una linea netta di demarcazione; così parliamo con molta naturalezza di Appennino Calabro-Lucano, oppure di quello Tosco-Emiliano. Non si tratta certo di zone franche o indistinte, perché nella nostra concezione rimangono due entità che tendono ad accostarsi più che a confondersi.
Le minoranze linguistiche subiscono lo stesso fenomeno. Così dire italo-albanese oggi non   esprime al meglio il rapporto tra le due lingue, italiane e albanese, così come viene vissuto nelle comunità sparse nel nostro Mezzogiorno.
A leggere il romanzo di Carmine Abate, La moto di Scanderbeg, edito la prima volta da Fazi  di Roma nel 1999, ci si convince  che la letteratura del XXI secolo nasce all’insegna del pluralismo linguistico. Non è certo una novità in assoluto per la letteratura dei paesi occidentali. Ma dall’uomo che vende la sua ombra di Chamisso (1781-1838) – scrittore che, avendo due patrie (Francia e Germania), non ne aveva in effetti nessuna, e per questo sentiva dentro di sé un vuoto incolmabile-, al romanzo di Abate, dove è tornata visibile la presenza albanese nella cultura italiana e non solo italiana ( l’uomo di Abate non ha perduto la sua ombra, come quello di Chamisso, ma ne ha una che si espande in più direzioni) è passata molta acqua sotto i ponti.
Potrà risultare illuminante, per comprendere questa nuova dimensione culturale, la schermaglia verbale, molto informale, che il protagonista del romanzo, Giovanni Alessi, ha con una sua amica tedesca, Yvonne:
” Mi sono venuti in mente persino i versi di Montale, che ai tempi dell’università recitavo per far colpo sulle ragazze più resistenti, e glieli ho recitati senza ironia, dimenticando la lezione di Thomas:- Invidio la cicogna/ che se va sa dove andare/ e dove tornerà. E lei, con la mia stessa serietà nella voce squillante: -Sì, però, ricordati: L’uomo che trova dolce il luogo natale è ancora un tenero principiante; quello per cui ogni suolo è come il suolo nativo è già più forte; ma perfetto è l’uomo per cui l’intero mondo è un paese straniero. Yvonne non finiva di stupirmi. “Ma è stupenda questa frase, me la voglio trascrivere. E’ di uno scrittore tedesco contemporaneo?,le ho chiesto curioso. No -ha risposto, lieta di avermi stupito-, è di Ugo di San Vittore, dodicesimo secolo. Ma guarda, questa è la frase che cercavo da anni, le ho detto con entusiasmo esagerato“.
La severità delle citazioni letterarie viene mitigata dalla prosaicità della stanza, in cui i due si accingono a trascorrere una notte d’amore. L’autore sembra quasi voler evitare i toni alti di una discussione troppo impegnata.
La società europea si avvia, o forse già lo è, ad essere multiculturale. Al di là del confine del proprio Stato non c’è più un potenziale pericolo, ma un altro cittadino europeo con il quale ci si deve incontrare. Saremo un poco tutti italo-svevi, anglo-sassoni, serbo-croati… Riscopriremo l’importanza dei “binomi” o piuttosto dei “polinomi”.

Binomi europeiultima modifica: 2007-06-14T16:44:10+02:00da manphry
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