Autoctonato

Mi sono imbattuto nella parola “ autoctonato”, che avrei giurato essere un neologismo, se non l’avessi letta nel numero di ottobre-dicembre 1825 del periodico milanese Annali Universali di Statistica Economia Pubblica etc. E’ chiaro che il sostantivo ha a che vedere con “autoctono”; ma il suffisso –ato indica, dicono le grammatiche, nomi di stato: titolo, grado, dignità (governatorato, priorato, cavalierato) con valore locativo (commissariato, rettorato) o con valore temporale (papato, consolato, comparato, maggiorascato)
Il suo significato è spiegato nello stesso periodico milanese:” Il rintracciare quindi le origini delle città o dei popoli fu sempre malagevole impresa, e specialmente per l’Italia, nella quale per la molteplicità degli accessi, molti e diversi, e da varie parti poté avere concorrenti, senza però potere discernere quali fossero i primi e quali i secondi, non essendoci rimaste tracce positive di tali avvenimenti onde nei pochi cenni che ci lasciarono gli scrittori potere fondare qualche probabilità. Intanto per quel sentimento che Vico chiamò boria delle nazioni, le più antiche tutte pretesero all’ Autoctonato, cioè di essere un prodotto spontaneo della natura, né ciò bastò loro , e contesero di antichità anche colla luna”.
Un riferimento a G. B. Vico, filosofo regnicolo, in una rivista della Valle Padana: quanto sono lontani i nostri tempi da quelli di due secoli fa! Per grazia di Dio la filosofia, come ogni altra espressione culturale, non conosce confini territoriali. Il riferimento è calzante, perché nel lib. I della Scienza Nuova , III, Vico dice:” Della boria delle nazioni udimmo quell’aureo detto di Diodoro Siculo: che le nazioni, o greche o barbare, abbiano avuto tal boria: d’aver esse prima di tutte l’ altre ritrovati i comodi della vita umana e conservar le memorie delle loro cose fin dal principio del mondo”.
Al pregiudizio dell’autoctonato se ne lega un altro:” Questo – si legge in Annali ecc.- può chiamarsi un genio mistico degl’ Italiani, che li rende inospitali e inimici di lor medesimi… Non fa certamente grande onore al pensare italiano l’incontrare, si può dire ad ogni posta , viventi persuasi d’ essere di natura e di nazione diversi da’ loro vicini, e gli uni cogli altri chiamarsi col titolo di forestieri… Chi è quell’ Italiano che abbia coraggio di apertamente lodare una manifattura , un ritrovato, una scoperta, un libro d’Italia, senza il timore di sentirsi tacciato di cieca parzialità, e di gusto depravato e guasto?”
Nel 1824 Giuseppe De Welz ( 1785-1839), operatore economico lombardo al servizio del governo borbonico, pubblicò a Napoli il libro La Magia del Credito Svelata, Istruzione fondamentale di pubblica utilità offerta alla Sicilia ed agli altri Stati d’Italia. “S’ accorsero in Napoli i nemici del De Welz , che non riuscirebbero a screditare il progetto dell’ autore, ristringendosi ad applicargli la parola : teoria; quindi s’appigliarono ad altro argomento che certamente non ammette replica , e ripeterono che il De Welz era straniero, per conseguenza il suo progetto doveva essere detestabile, essendo cosa più chiara della luce meridiana che tutte le buone idee devono nascere sul nostro suolo… Osservate bene, e giova ricordarlo , che siccome ciascuno è capace di ripetere una parola, non ciascuno di rispondere ad un argomento , perciò e gli imbecilli e i malevoli applicano ai loro avversari e alle loro idee un vocabolo che nell’ opinione volgare presenta una tinta d’ odiosità o di spregio, e così si lusingano d’ averne fatta vittoriosa confutazione.”
Virgilio Iandiorio

Autoctonatoultima modifica: 2015-08-19T20:47:04+02:00da manphry
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