Il borgo dei filosofi 2

E’ terminata la  quarta edizione de  “Il borgo dei filosofi”.  Per una settimana ad Avellino si sono avvicendati sotto la tenda, posta  nella strada principale della città,  esponenti della filosofia italiana ed europea. E così il corso Vittorio Emanuele, quello delle lunghe passeggiate, è diventato anche “la strada della filosofia”.  Che la manifestazione abbia suscitato interesse è un fatto importante; e non solamente per la presenza degli studenti delle scuole secondarie della città e della provincia. Almeno questa volta disertare le aule scolastiche  per una lezione di filosofia “nella strada”  è valsa la pena.

Il prof. Achille La Verde, scomparso da alcuni anni, mi diceva che un prof. del liceo classico Vittorio Emanuele  di Napoli, il prof. Sannia, era solito leggere La Divina Commedia ai suoi alunni davanti la scuola, nella strada, con la gente che si fermava ed ascoltava la lezione. Ma non era così nell’antichità classica?

Naturalmente il richiamo che può esercitare un cantante di grido quando si esibisce durante le feste patronali, non è lo stesso del filosofo che tiene una lezione magistrale. Ogni cosa a suo tempo e  luogo. Sarebbe un esercizio fuorviante, quello dei confronti tra cose dissimili. Credo che sia opportuno ripetere le parole che scriveva Carlo Nazzaro a proposito dell’Ofanto, fiume famosissimo ma povero di acqua:  “In un giorno di magra, lo troverò forse asciutto, appena un serpentello tra i sassi, ma è forse meno vistoso del Clitumno? La poesia non si misura a metri cubi d’acqua”. Anche la filosofia come la poesia non si misura dal numero degli spettatori o dall’audience ad una lezione o una conferenza di un grande filosofo, come se fosse uno spettacolo televisivo.

Auguriamoci che i due animatori e ideatori della manifestazione, i professori Francesco Saverio Festa e Angelo Antonio Di Gregorio,  preparino e realizzino il prossimo appuntamento, il quinto, de “Il borgo dei Filosofi”, su tematiche altrettanto affascinanti e importanti come quelle proposte nella scorsa settimana.

Se la filosofia scende in strada, c’è movimento anche nella scuola, perché la riforma della secondaria è pronta per il decollo, o quasi. Sulla prima lettura del regolamento che istituisce i nuovi indirizzi di studi, il ministero, in questo mese di novembre, vuole ascoltare dalla viva voce dei dirigenti scolastici le loro idee sulla importante materia organizzando seminari nazionali di approfondimento culturale. Si è cominciato due giorni fa con l’incontro di Bologna sul nuovo Liceo delle Scienze Umane. Naturalmente sono emerse opinioni diverse su questo o quel punto, su aspetti qualificanti  o sui tempi di attuazione della riforma. Su una cosa tutti hanno concordato: la riduzione delle materie di insegnamento e il cumulo orario delle ore settimanali di lezione.

Attualmente molte scuole italiane attuano i programmi Brocca, così detti dal nome del sottosegretario alla Pubblica Istruzione che li propose. Sembrava che con quella sperimentazione di programmi innovativi, la scuola italiana potesse imboccare la strada della riforma. Si pensò di dare agli alunni più opportunità di studio con l’introduzione di materie nuove e rispondenti alle esigenze della moderna società. Una quantità di materie a dir poco esuberante e un carico di lavoro che teneva impegnati gli studenti  in classe per trentaquattro e più ore settimanali. Si era riusciti  a dare a tutti  qualcosa; la pluralità di materie  metteva tutti d’accordo; ma i risultati.. E poteva accadere, in passato, che in qualche  classe i docenti erano di numero superiore a quello degli alunni.

Cosa potrà succedere per la riforma che si avvierà a settembre del prossimo anno (ma già a febbraio  i genitori iscriveranno i loro figli alla classe prima dei nuovi corsi di studio) lo diranno i fatti. Che si discuta, che ci siano idee e proposte diverse è un fatto positivo. Il guaio sarebbe se ci fosse accordo e unanimità, perché questo starebbe a significare o che le proposte sono di una lapalissiana evidenza o che sono frutto di ripartizione  “tra i saperi”, cosa che richiama tanto altre pratiche in un passato non troppo remoto nella politica del nostro paese.

Forse dovremmo anche nella scuola prendere esempio dal borgo dei filosofi ( ma ci vorrebbe una tenda di proporzioni smisurate per metterci sotto una Scuola) : abbandonare per qualche giorno, di tanto in tanto, le stabili mura degli edifici scolastici e ritrovarsi tra la gente e far sentire a tutti quelli, che hanno voglia e interesse la voce, di docenti e alunni nell’esercizio del loro lavoro quotidiano.

                                             

Il borgo dei filosofi 2ultima modifica: 2009-11-22T19:29:21+01:00da manphry
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