Dopo il terremoto del 1980 tutte le chiese dei comuni irpini risultarono danneggiate, moltissime in modo grave tanto da non essere più officiate. Fatta eccezione per quelle che andarono distrutte completamente, un poco alla volta tutte le altre sono state restaurate e riaperte al culto.
Giovedì scorso, 17 maggio, è toccato alla chiesa di Montefalcione (Avellino) conosciuta come la chiesa di San Feliciano. In verità essa ha cambiato “possessori” e intitolazione: doveva essere dei Francescani Osservanti in origine, ma furono i Verginiani nella seconda metà del XVI secolo a fondarvi una loro abbazia e a intitolare la chiesa alla Madonna di Loreto. Strana vicenda quella del nome “Loreto”, che l’etimologia popolare trasformò in “Lo Reto” e poiché, come sappiamo, nella nostra regione la consonante “R” ha finito per sostituire la “D” in molte parole, la Madonna di Loreto è diventata la “Madonna de lo rito”, il riferimento alla mano doveva risultare molto più comprensibile per i nostri lontani antenati.
Con la soppressione degli Ordini religiosi anche l’abbazia di Montefalcione finì con l’essere accomunata nella stessa sorte delle altre. Non la chiesa, che nella prima metà del XIX secolo accolse i resti mortali di San Feliciano. La devozione popolare per questo santo martire finì per dare al tempio il nome di San Feliciano. Nei primi decenni del Novecento la formazione di una nuova parrocchia in Montefalcione fece cambiare anche l’intitolazione della chiesa, che, canonicamente parlando, è “Sacro Cuore di Maria”.
Oggi non si saprebbe dire quale è il nome esatto, perché il titolo ufficiale è “Sacro Cuore di Maria”; ma i montefalcionesi la chiamano “la chiesa ‘e vascio”, gli abitanti dei paesi vicini la conoscono come la chiesa di San Feliciano e, dulcis in fundo, sarebbe ancora meglio restituirle il nome antico di “Madonna di Loreto”.
Delle vicende storiche e religiose legate a questa importante chiesa hanno trattato in un convegno, tenutosi a Montefalcione nei giorni 18 e 19 maggio scorsi, il prof. Franco Barra, la dott. Alessia Bianco, il prof. Gennaro Passaro e il prof. Fausto Baldassarre. Potremo leggere le loro interessanti relazioni perché saranno a breve pubblicati gli atti della manifestazione.