Come vedevano gli italiani di cinquecento anni fa il territorio che oggi noi diciamo Irpinia? Non è semplice curiosità erudita; ma provate, per esempio, a chiedere a un amico, o ad uno studente delle nostre scuole, quali e quante sono le province del Veneto o della Sicilia. Otterrete una risposta nel migliore dei casi incompleta. E allora diventa quanto mai interessante conoscere quello che gli altri (gli italiani dei secoli passati) sapevano di una parte della Campania interna. Non fosse altro per evitare, come accade oggi, di parlare senza conoscere e di vedere senza saper distinguere o riconoscere.
Il bolognese Leandro Alberti (1479 –1552) frate dell’Ordine domenicano studiò teologia, ma si interessò agli studi storici e geografici. L’opera sua più importante è la Descrittione di tutta Italia, pubblicata a Bologna nel 1550. Ad essa seguirono in ottanta anni altre dieci edizioni a Venezia e due traduzioni latine a Colonia. Nel lungo titolo dell’edizione veneta del 1596 è riassunto il piano di tutta l’opera: Descrittione di tutta l’Italia et isole pertinenti ad essa di Fra Leandro Alberti Bolognese, nella quale si contiene il sito di essa, l’origine et le Signorie delle Città et de castelli, co nomi antichi et moderni, i costumi de popoli et le conditioni de paesi et di più gli huomini famosi, che l’hanno illustrata; i Monti, i Laghi, i Fiumi, le Fontane, i Bagni, le Minere et tutte le opere meravigliose in lei dalla Natura prodotte.
Nella descrizione dell’Abruzzo, dodicesima regione nel suo libro, fra Leandro parla diffusamente del Sanniti e della valle del fiume Sabato, che equivale per il nostro autore all’Irpinia tout court. Egli attinge agli autori classici e a quelli del suo tempo, tra i quali : Raffaele Volterrano, nato a Volterra nel 1451 e morto nel 1522, autore di un’opera in 38 volumi, Commentariorum urbanorum libri, edita del 1511; Annio da Viterbo (c. 1432 – 1502), frate domenicano primo “etruscologo” ed esperto di lingue orientali, autore di 16 volumi di Antiquitates pubblicati nel 1488, sulla cui affidabilità storiografica non si può giurare.
Lasciamo che Leandro Alberti ci conduca in questo tour storico geografico nell’antica Irpinia:
“Gli Irpini trassero questo nome, come dimostra Strabone nel 5. libro dal Lupo, che li condusse in questo paese ad habitare; conciosia cosa, che i Sabini dimandano il Lupo Irpo. Et sono i loro termini presso i Lucani, c’habitano ne’ Mediterranei, da Plinio sono annoverati nella seconda Regione, ove è Benevento. Di questi Irpini ne scrive Appiano Alessandrino nel 1. libro et Livio in più luoghi, et Sillio Italico nell’undecimo libro quando annovera i popoli, che si dierono ad Annibale dopo la rotta di Canne dell’essercito Romano… Egli è nominato il paese vicino a Benevento, Valle di Benevento, et da altri il Destretto, ch’è lungo molte miglia, insino alle fontane [sorgenti] del Silaro. Et è bello, fertile, et dilettevole da vedere, et pieno di Terre, già di gran nome. Volendo adunque io seguitare gli antichi scrittori, descriverò essere tutto ’l paese, ch’è intorno a Benevento (nel quale habitarono gli antichi Sanniti) parte del Sannio. Vero è, ch’io nominerò i luoghi di esso, non come vorrei, ma come potrò, per esser mancati gli antichi nomi insieme co i luoghi, et altri nominati di nuovi nomi molto disconvenevoli da gli antichi. Et non solamente io descriverò i luoghi posti nella bella pianura (della quale ho fatto memoria) ma etiandio quelli, che si ritrovano circa gli Gioghi dell’Apennino, et d’altri monti. Et prima si vede in questa parte del Sannio, da Benevento sei miglia discosto, ne’ colli Monte Fuscolo castello, et sopra quello Torre [Torrioni], et Monte di Militio [Montemiletto]. Vi è poi la valle, per la quale scorre il fiume Sabbato, che esce dall’Apennino, ove si dicono i Gioghi di quello, Monte Tremuli. Et quindi scendendo, et passando per li luoghi bassi, facendo molte flessioni, et ricevendo quasi tutti i fiumi, et sorgivi d’acque del paese di Benevento (del quale hora parliamo) al fine si scarica nel fiume Volturno, grandemente accrescendolo. Egli è dimandato questo fiume da Antonino Sabbatum, et al presente dal volgo, il fiume di Benevento, perché egli passa presso detta città. Io credo, che sia quel fiume da gli antichi nominato Samnium, del quale ne fa mentione Floro. Il Volturno è il fiume, che passa vicino a Capua (come scrissi in Campagna). Sono intorno a questa valle (per la quale ho detto passare il Sabbato) che è vicina a Benevento, a man sinistra questi castelli, Monte Falcone [Montefalcione], Candida, et Serpito [Sorbo Serpico]. Poscia ne i soprani, alti, et difficili monti, chiamati Monti Tremuli sopra nominati, appare Vulturata [Volturara] città“. (continua)