Quando gli Onorevoli erano Galantuomini

Un lungo articolo de L’Illustrazione Italiana del 13 gennaio 1884 è dedicato a Francesco De Sanctis,  scomparso nel mese precedente a Napoli. Autore dell’articolo è il giornalista Raffaello Barbiera (1851-1934), redattore del settimanale tra i più letti in Italia alla fine del secolo XIX, il quale riporta questo episodio della vita dell’illustre irpino:” Quando, caduto dal Ministero cairoliano [Benedetto  Cairoli presidente del Consiglio dei Ministri nel 1878], la Corte dei Conti gli liquidava la pensione, questa si limitava a sole dugentoquindici lire al mese; onde, dopo una vita colma di opere, dovette ripigliare il lavoro per vivere, e scrivere sui giornali! Chi può enumerare tutti gli articoli che scrisse? Seminò nelle turbe molto pensiero, si fece molto leggere, questo principe-operaio”.

Questo fatto non fece nessuno scalpore a quei tempi. A parte il fatto che Francesco De Sanctis non è certamente ricordato perché beneficiava di una pensione magra, ma per altri meriti. Mentre oggi i meriti di un uomo politico sono in relazione ai suoi percorsi in autobus o in metropolitana.

“Parlava a’ suoi elettori –scrive Raffaello Barbiera- come scriveva, rapido, colorito. Ma oratore politico vero, né politico vero egli non fu. Si lasciava invadere di tratto in tratto da acute velleità politiche; ma non si fece, in politica, notar mai. Nel 1878, pubblicò nel Diritto, suo giornale prediletto, articoli forti, coraggiosi coi quali richiamava la politica alla onestà, alla morale. Ebbero clamoroso successo: il De Sanctis fu allora l’uomo del giorno; ma anche allora, non l’uomo politico, ma l’uomo morale, il patriota, il galantuomo trionfavano. E galantuomo fu sempre, -parco, quasi ristretto nel vivere.”

Non mancarono le opposizioni dei suoi contemporanei sia alla sua attività politica sia a quella più propriamente letteraria. Scrive in proposito Raffaello Barbiera:” Il De Sanctis fa dire ai poeti cose che essi non si pensarono mai di dire; -ecco un’altra accusa lanciata a lui, e contro la quale egli, conscio del proprio ingegno meraviglioso, de’ proprii intuiti prontissimi, della propria facoltà preziosa di avvivare tutto ciò che tocca, non oppose superbi disprezzi, meno poi villane reazioni; poiché fu gentiluomo anche nelle polemiche in cui corre snellissimo, vivace, piacevole, come si vede nelle pagine contro Giulio Janin [giornalista e critico letterario francese 1804-1874] che aveva censurato a sproposito il nostro Alfieri. Del resto, non noi, ma un insigne poeta moderno che ai dispregiatori del De Sanctis piace, Roberto Hamerling [scrittore e poeta austriaco, 1830-1889], difende in una pagina profonda, senza precisamente volerlo, la scuola del critico napoletano”.

“Affabile, affettuoso nelle relazioni private –riferisce ancora il Barbiera- dava spesso, di primo acchito, il tu alla quaquera, che piaceva al Giusti studente, salvo poi, distrattissimo come fu sempre, a dimenticare la persona che trattava con amabile confidenza. Per le sue distrazioni andava famoso. Se ne contano delle singolarissime. Una sera, a Malta, passeggiando a braccetto coll’amico Marvasi, si lamentava d’un gran freddo al piede sinistro che lo faceva andar zoppo. Che sia la podagra? – e voleva subito tornare a casa. “Torniamoci, gli disse ridendo Marvasi, così ti metterai lo stivale che hai dimenticato”. Una volta, a un caffè, di pieno giorno, si mise senza accorgersene, in maniche di camicia. Ignorante di etichette, quand’era ministro, e a Corte, ne faceva delle belle”.

Virgilio Iandiorio

Quando gli Onorevoli erano Galantuominiultima modifica: 2018-04-08T09:51:11+02:00da manphry
Reposta per primo quest’articolo