Il Cilento

Un litorale lungo circa 150 chilometri dal Sele all’estremità sud del territorio regionale, in molti punti inaccessibile fino a pochi decenni fa, è diventato la meta preferita per le vacanze estive di tanti italiani e stranieri.

Dagli strapiombanti dirupi di Palinuro alla tranquilla riviera di Velia, agli scogli di Acciaroli alla spiaggia chic di Trentova il paesaggio costiero conserva l’incanto di un mondo arcaico, con la serie di torri e castelli semidiroccati che vigilano dall’alto della scogliere, con la diffusa presenza di una folta e profumatissima macchia mediterranea e con il mare di un azzurro intenso.

Sono note  al grande pubblico, anche internazionale, le stazioni balnerai, o meglio, quello che sono diventate le antiche marine di Palinuro, Pisciotta, Ascea, Acciaroli, Castellabate e Acropoli.

E’ stato, a parere degli studiosi, il fiume Alento, che sfocia presso l’antica Elea, a dare il nome al Cilento. Questo toponimo, infatti, significherebbe al di qua dell’Alento (CisAlentum), naturalmente per chi viene dalla piana di Paestum e si dirige alla volta di Palinuro. Successivamente, cioè dal medioevo, il nome passò ad indicare un territorio più vasto, tanto che alla fine del XVIII secolo uno studioso attento, quale fu G. M. Galanti, nel descrivere il Principato Citra, vale a dire l’attuale provincia di Salerno, fa questa distinzione territoriale:” La parte che termina (cioè confina) con la Campania  sino al Silaro (il fiume Sele), dicesi Costa; la parte montuosa da questo fiume fino all’altro detto Oberino, che la divide dalla Basilicata, dicesi Cilento; la parte interiore finalmente dicesi Vallo di Diano”. Nell’accezione comune, oggi, per Cilento si intende il vasto comprensorio che da Acropoli giunge fino a Palinuro. I nomi dei luoghi, si sa, vivono sempre in sintonia con le trasformazioni e con gli eventi che si succedono nel territorio.

Eppure questa terra, che nel passato era più agevole raggiungere  via mare che non  via terra, è stata sin dalla remota antichità ospitale. Il poeta Giuseppe Ungaretti, che visitò il Cilento nel 1932,  lo descrisse  come un paesaggio d’altri tempi. Ricca di fascino l’apostrofe all’antica Elea:” E di te, città disperata, e di voi, primi occhi aperti, o Eleati, non è rimasto altro, se non un po’ di polvere? La vostra fama mortale era bene un’illusione, come tu dicevi, Parmenide; ma la vostra voce, io la sento in questo silenzio: ciò che era materia immortale in voi, è immortale: anche in questo mio corpo caduco”.

Il Cilentoultima modifica: 2007-08-02T07:29:13+02:00da manphry
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