Letteratura del regno di Napoli

Era trascorso un decennio dall’ unificazione della nostra penisola, quando Francesco De Sanctis pubblicò presso l’editore Morano di Napoli la sua Storia della letteratura italiana. Il primo volume, infatti, fu pubblicato nel luglio del 1870.

Più di dieci anni prima della pubblicazione del volume desanctisiano, un’altra storia,  non quella della letteratura italiana, ma quella del Regno di Napoli, fu stampata nel 1858 a Ginevra in Svizzera per l’editore Joel Cherbuliez da  Pietro Calà Ulloa. Risalta subito a prima vista che il titolo  è   in francese: Pensées et souvenirs sur la Littérature contemporaine du Royaume de Naples; così come tutti e due i tomi, circa mille pagine,  in perfetto “idioma transalpino”.

Quante cose erano accadute in quel decennio, dal 1860 al 1870! Un regno, quello di Napoli, aveva perduto la sua indipendenza e Roma era diventata la capitale di un nuovo regno. Quando l’ Ulloa scrisse la sua letteratura, non pensava di stare scrivendo un elogio, per un regno che non  sarebbe più esistito di lì a poco.

Pietro Calà Ulloa nacque a Napoli (o a Lauria in Basilicata, come sostengono alcuni) nel 1801. Il padre si chiamava Francesco ed era  Duca di Lauria; e la madre  Donna Elena , una nobildonna irlandese. Come tutta la sua famiglia (era il primo di tre fratelli) fu fedelissimo alla  casa regnante. Egli esercitò per un certo periodo le funzioni di magistrato in Sicilia e fu lui, nel 1838, per la prima volta a fare uso ufficialmente in un atto giudiziario della parola “mafia“.  Fu tra coloro che parteciparono al progetto di Costituzione approvato da Ferdinando II e anche l’ultimo Presidente del Consiglio dei Ministri del re di Napoli, carica che ricoprì anche nel Governo in esilio a Roma. Ritornato in patria   morì a Napoli nel 1879. Autore di numerosi saggi di diritto e di storia (era tra i sostenitori dell’idea di un’Italia confederale), ci ha lasciato  questa  storia della letteratura del Regno di Napoli del suo tempo, che è una miniera di notizie, da tenere nella giusta considerazione.

 

La tentazione di stabilire dei paragoni con il De Sanctis potrebbe rivelarsi poco producente e soprattutto ingenerosa, nei confronti di un intellettuale, Calà Ulloa, che aveva altre prospettive culturali e politiche. Soprattutto egli aveva davanti a sé una dimensione geografica e politica che, se restringeva da una parte i confini della patria, dall’altra la metteva direttamente in relazione con le altre nazioni europee.

“La storia di una nazione- scrive Ulloa nell’introduzione del suo libro-  è essenzialmente una, ed è quasi impossibile conoscere bene la situazione morale di un paese, se non se ne conoscono gli avvenimenti politici e il tempo che li ha preceduti e preparati. Così per apprezzare  come si dovrebbe la letteratura di un popolo, è necessario tenere conto dello stato dei suoi costumi, della situazione degli spiriti e dell’atmosfera morale nella quale gli interessi di un’epoca sono stati  mossi. Per giudicare la letteratura di un paese bisogna perciò studiarne l’epoca, entrare nel circuito dei pensieri, delle sensazioni di un popolo, bisogna chiedersi quali siano le cose che colpiscono più spesso i suoi sguardi, quelle che ama con passione, l’aria che respira, e il cielo che l’illumina.

Ora non si può fare la storia di una letteratura senza tracciare quella dello Stato, altrimenti il movimento intellettuale è senza valore per il futuro, la storia letteraria del nostro paese, inoltre, è necessariamente legata a tutte quelle dell’Italia, e si sottrae all’osservazione se la si vuole staccare dall’insieme”.

Letteratura del regno di Napoliultima modifica: 2007-07-16T18:31:56+02:00da manphry
Reposta per primo quest’articolo