La descrizione di Leandro Alberti continua con altri importanti riferimenti al territorio irpino; egli però ha sempre agli occhi, oserei dire, alla Valle Beneventana, quella del fiume Sabato.
“Poi sopra Benevento ad un terzo di miglio entra il fiume Calore nel Sabbato, parimente Calore nominato da Livio nel 24° libro quando narra, che Hannone si era fermato con l’essercito presso Benevento tre miglia, sopra il fiume Calore. Ne fa altresì memoria di questo fiume Antonino nell’Itinerario. Ritrovasi poi a man destra di esso fiume, qual si piega a i monti, et colli, che sono sopra Benevento, Giapigio [Lapio], Cusano [Chiusano], Castel Vecchi [Castelvetere], et più ad alto il Castello di Montella ornato del titolo del Contato. Sopra il fiume Calore, di là dal Sabbato due miglia fece Valente Imperatore, et non Valentiniano, un ponte congiungendo insieme la via Appia, et perciò fu dimandato ponte Valentino, il qual hora si vede rovinato. Poscia alla sinistra del detto fiume, vi sono vicini questi castelli, Apicio [Lapio] (ove già vedevasi un altro ponte per servitio di quelli, che passavano per detta via Appia) poi Mirabella, Tauraso, Cusano [Luogosano], Bagnuolo, Cassano, et Nosco. Et quindi comincia ad alzarsi l’Apennino, ove ha il suo principio il fiume Calore. Dall’altro lato del monte, di riscontro alla fontana [sorgente] del Calore, nasce il fiume Lofanto, o sia Aufido (come dissi nella Puglia.) Et ivi dissi, che questo fiume, fra tutti gli altri fiumi, solamente egli spacca l’Apennino, et parte [divide] l’una, et l’altra Puglia, et al fine sbocca nel mare Adriatico“.
“Entra poi il fiume Tripalto nel Calore, al quale è vicino il nobil castello di Tripalta, ove si vedono artificiose officine da lavorare il ferro. Egli è ornato questo castello della dignità del Marchesato. Ivi nella chiesa principale giace il corpo di S. Ipolisto martire, et sacerdote, al cui sepolcro Dio mostra prodigi, et getta manna nella vigilia della solennità sua, et di esso giorno con il dì seguente, sudando esso marmo, col qual etiam affermano esser S. Sabino, et S. Romulo, come dimostra l’Epitafio ivi descritto. Si scorge poscia alla destra del detto fiume, una larghissima, et pericolosissima selva, ricettacolo di ladroni, dimandata la Selva della Tripalta dall’antidetto fiume, sopra la quale a man destra, sono vicini al detto fiume Boneto [Bonito], Grotta Menarda, Fiomarco [Flumeri]. Alla sinistra Mileto [Melito Irpino], Amando, Giuncolo [Zungoli]. Et sopra questi castelli, nell’Apennino, Monte Grumo, già così nominato, ma hora Crepacuore. Quindi esce l’antidetto fiume Tripalto. Scende da Crepacuore et [anche] il fiume Miscano, ch’entra nel Calore, nel medesimo luogo, ove sbocca il Tripalto. A man destra appresso di quelli, vi è Cursano, et Monte Calvo. Vedesi nel mezo de’ detti fiumi un molto aspro, et difficile colle, sopra il quale è posta la città di Ariano, da gli antichi Ara Iana nominata (come scrive il Volterrano.) banché non vi si veda segno alcuno d’antichità. Ella è hora ornata della dignità del contato. Ritrovasi poi alla destra del fiume Miscano, nella Valle Monte Malo [Sant’Arcangelo Trimonte], Buon albergo, Casalarbore, Castel Franco. Poscia vedesi la foce del fiume Tamaro, per la qual si scarica nel Calore di poco avanti, che esso sbocca nel Sabbato al Ponte Valentino. Egli è nominato questo fiume da Antonino nell’Itinerario Tamarus, il quale non è men grosso d’acqua del Calore. Nel mezo di questi due fiumi vi è ugualmente distante dall’uno, et l’altro Padule castello, et di sopra a man destra del Tamaro, vicino però ad esso, S. Giorgio, Molinara, Casal di Giano, Regnano, S. Maria, Colle ove passò all’altra vita di ghiocciola [colpito da apoplessia] Giacomo Caldora valoroso capitano di militia (come ho dimostrato) Cercello, Coffiano, et S. Croce“.