La preoccupazione delle Clarisse e Carmelitane

Pubblicata il 10 luglio scorso, la lettera aperta delle suore Clarisse e Carmelitane di mezza Italia indirizzata al Presidente della Repubblica e, per non dispiacere, anche a quello del Consiglio dei Ministri, ha suscitato una quantità di commenti, talora arguti ma anche di una banalità sconcertante.

Che cosa avevano scritto le Suore?  in breve, questo il succo della lettera.: “Siamo sorelle di alcuni monasteri di clarisse e carmelitane scalze, accomunate dall’ unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione”.

“Non ci è stato possibile -scrivono  ancora  nella loro lettera- contattare tutte le fraternità monastiche esistenti sul territorio nazionale, ma sappiamo di essere in comunione con quante di loro condividono le stesse nostre preoccupazioni e il nostro stesso desiderio di una società più umana”. Qui, però, le Suore confidano troppo sulla condivisione del loro messaggio da parte delle consorelle di tutta l’Italia. Pochi giorni dopo, infatti, in occasione della festa della Madonna del Carmine una suora di un ordine francescano, con casa generalizia nel Mezzogiorno, invita su whatsapp a pregare la Madonna perché non venga eletta alla presidenza della Commissione Europea  la tedesca Ursula von der Leyen, perché affiliata alla Massoneria, luterana, abortista ecc. Si sa che la signora Ursula ha generato ben sette figli. Non saprei dire se crede di più nella famiglia,  lei o quelli che con crocefissi e corone in mano hanno già cambiato moglie e non una sola volta.

Ad una suora che  nello scorso Natale mi fece sapere on messenger  che il ministro dell’istruzione era favorevole al crocefisso e ai presepi nelle aule scolastiche,  risposi risoluto: “Io non mi riconosco in questo signore, che sarà anche ministro del governo italiano. Da cristiano, non sono per le guerre di simboli religiosi. Non dimentichiamo che anche i mafiosi avevano nei loro covi le pareti tappezzate di figurine di santi. Da cristiano, mi permetto di dire che il Vangelo è un’altra cosa. Un poco di notorietà a buon mercato fa sempre bene per amministratori che non hanno nulla da dire”.

Certamente, anche coperto dal velo, il cuore di queste suore clarisse e carmelitane batte forte, ed esse ascoltano quello che il cuore dice loro. Ed è antica la polemica di chi è convinto che le suore, e quelle di clausura in particolare, debbano restare chiuse a tutto e a tutti. Come se nelle loro preghiere incontrassero un Gesù senza volto ed evanescente, un fantasma. Mentre sappiamo bene che nel volto del prossimo, ritroviamo quello del Signore.

“Clausura, egli è un nome, che i mondani suppongono d’intendere, ma che pochi fra essi realmente comprendono” scriveva il carmelitano Giovan Battista di S. Giuseppe nel 1822.

Ma veramente le Clarisse debbono stare fuori dal mondo? L’arcivescovo di Taranto, Giuseppe Capecelatro, a proposito delle suore  di questa professione di fede, scriveva nel 1801:” La Clausura sarà sempre uno stabilimento ecclesiastico, il quale per quanto saggio, e necessario sia alla conservazione del decoro delle Sacre Vergini, non potrà giammai riputarsi superiore al dovere di conservare la propria esistenza”.

Ai censori di oggi, le parole delle Clarisse e Carmelitane suonano come ammonimento a riscoprire il senso di essere cristiani nel secolo XX, perché esse ci ricordano che ” Solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone”.

Virgilio Iandiorio

La preoccupazione delle Clarisse e Carmelitaneultima modifica: 2019-08-11T00:12:54+02:00da manphry
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