E’ passata anche questa elezione europea di maggio. Ogni elezione a suo modo è sempre quella decisiva, fino a quando non ci sarà la successiva. E così si va avanti.
Nell’antichità classica si ricorreva alle favole , che spiegavano meglio di trattati situazioni complesse.
Un contadino della Normandia aveva messo insieme un grosso cane da guardia e un griffone, che è un cane di piccole dimensioni. Essi condividevano la stessa cuccia. Il grosso cane, saldo sulle sue possenti zampe come un leone, osservava con sicurezza e con calma passargli davanti uomini, bambini e pecore. il piccolo griffone, invece, alzava la sua testa rossa ad ogni movimento di passi, ringhiava appena percepiva un’ ombra e abbaiava al primo venuto.
Un giorno un cavallo da tiro si arrabbiò perché il griffone gli ringhiava e abbaiava contro:” Perché -gli chiese- il cane grosso e forte ci guarda tutti e si mantiene così dignitoso e tranquillo, mentre tu da sfacciato non la smette di infastidirci?”. “Non ti meravigliare -rispose un bue che ruminava poco distante- le persone di vere qualità si affidano molto alle loro capacità senza aver bisogno di essere rumorose; ma quelle sciocche e inutili fanno chiasso perché non sanno fare altro”.
Così nella vita, alcuni uomini che si comportano come i griffoni, urlano perché non hanno qualità da mostrare, e mostrano i denti per paura di fare figuracce. La sfacciataggine è la pochezza dei deboli, il disprezzo è quella dei forti.
Il filosofo spagnolo Ortega Y Gasset racconta in La Ribellione delle masse, questo aneddoto:
“Uno zingaro si recò a confessarsi; però il prete, prudente, cominciò a chiedergli se conosceva i comandamenti di Dio. Al che lo zingaro rispose:” Mi creda, padre, io volevo impararli; però m’è parso di sentir mormorare che dovevano abolirli…” .
“Non è questa forse la condizione attuale del mondo? Corre dovunque la diceria che i comandamenti europei non vigono più, e, in vista di ciò, le persone -uomini e popoli- colgono l’occasione per vivere senza imperativi. Perché esistevano soltanto gli europei…Tutto il mondo -nazioni, individui- soffre di decomposizione morale. Per un certo tempo questa decomposizione morale diverte e perfino crea vaghe illusioni. I popoli inferiori credono d’essersi tolto un peso di dosso. I decaloghi conservano del tempo in cui erano incisi sulla lapide o sul bronzo un carattere di pesantezza. L’etimologia di comandare significa appesantire, porre le mani addosso a qualcuno…Però la festa dura poco. Senza princìpi che ci obblighino a vivere in un certo modo, la nostra vita rimane esposta alla pura provvisorietà”.
Nella prefazione al libro del filosofo, Salvatore Battaglie, autore della traduzione dallo spagnolo, fa questa riflessione:
“La sua (di Ortega) non è la politica dello specialista, del tecnico, che la coerenza di parte e l’ambizione che l’accompagna sogliono rendere fazioso e limitato; ma è una forma di cultura storico-morale che si pone in modi indipendenti rispetto alla prassi dei partiti e si attua come rimeditazione personale, preoccupata non tanto di prevalere come pratico programma di governo, bensì paga solamente di comunicare alle coscienze elette e agli uomini di buona volontà un senso più spiritualmente aristocratico della responsabilità politica. E allora le idee, i giudizi, i presentimenti, gli stimoli che il suo pensiero viene formulando -e assai spesso presagendo- si dirigono a un partito ideale, che non dà tessera e non ambisce il potere pubblico, ma che trasceglie i suoi seguaci per affinità spirituali nelle zone umane più disinteressate e consce d’un superiore destino degl’ individui e delle nazioni”.
Virgilio Iandiorio