Paesi fantasma

Ho visto qualche mese fa, in quei pochi momenti che dedico alla televisione, perché diventata insopportabile, un reportage  della Rai intitolato Ghost Town. Il titolo inglese poteva essere fuorviante, perché  il paese, town, oggetto del documentario era Craco in provincia di Matera ,evacuato a causa di una frana negli anni sessanta del secolo scorso. Anche altri paesi dell’Appennino meridionale,  diventati “fantasma” per motivi vari, sono stati presentati nelle varie puntate.

Le immagini dei paesi abbandonati (soprattutto nell’Appennino meridionale) sembrano quelle di un paesaggio che può esistere solamente nei racconti di fiaba. Ma è la percezione visiva di quello che significa la fine, la morte di un centro abitato, quando non c’è più la vita e tutto si abbandona.

Eppure non siamo tanto lontano anche noi, che viviamo in paesi abitati delle province interne della Campania, dal ritrovarci un bel mattino in una ghost town. Fosse solamente una mia considerazione, sarebbe  niente. Fatto sta che questa riflessione  fanno altri abitanti, di diversi paesi della mia stessa provincia irpina.

Un paio di anni fa ero andato con gli amici Fausto e Antonio da un parroco di un paese altirpino perché si voleva programmare una serie di manifestazioni per una ricorrenza centenaria. Nel tardo pomeriggio di novembre, quando fa subito sera, ci trattenemmo   a discutere nella canonica; poi una visita alla chiesa  accanto, sia per un religioso saluto sia per ammirare qualche opera d’arte. Le campane cominciarono a suonare a festa. Meravigliati chiedemmo al parroco se ci fosse qualche imminente celebrazione di messa. “No! -ci rispose sorridendo- perché sono contento. Da tempo non vedevo tanta gente in chiesa”.

Prendemmo quella risposta dell’amico parroco, come una simpatica manifestazione di affetto. Niente faceva prevedere che quella situazione (paesi  senza più abitanti), è molto più generalizzata di quanto si possa sospettare.

Giorni fa mi sono recato nella parte alta del mio paese, che è a due passi dalla città capoluogo, Avellino. Non era ancora calata la sera; nelle strade interne dell’abitato, non anima viva. E un compaesano, che abita nella parte bassa del paese, mi ha  fatto la stessa considerazione:” Era una bella serata, di fine inverno. Sono uscito; me ne sono subito ritornato a casa, perché non c’era nessuno nei luoghi, dove di solito ci si incontra”.

Se pensiamo che la popolazione dell’intera provincia irpina è inferiore per numero a quella di un quartiere di Roma o di Napoli, si può comprendere meglio la dimensione  preoccupante dello spopolamento dei nostri paesi. Ci si illude con l’arredo urbano di dare una parvenza di vita ai paesi che hanno bisogno di ben altro che una pavimentazione con  betonelle  costose. Quanto è difficile ricomporre una comunità che i giovani abbandonano e gli anziani contemplano in attesa di dare l’ultimo saluto alla loro terra!

Un chiaro indicatore di questo declino dei nostri paesi, è dato dal numero degli alunni che frequentano le scuole primarie, ma anche le superiori. Siamo passati dal livello degli anni settanta, quando nasceva un liceo in ogni pagliaio, ai nostri giorni, con edifici scolastici abbandonati, non perché non in regola con le norme  di sicurezza, ma per mancanza di alunni.

Non si creda che le grandi città godano di ottima salute. Le città cresciute a dismisura e senza un’idea di città, hanno creduto di ricostruire nel loro interno una pseudo campagna, aree verdi dove i  cittadini  portano, per lo più, i loro cani a fare bisogni.

Le campane delle chiese  resteranno  ammutolite, quando non sapranno a  chi annunciare   la festa o il lutto. E così i paesi “muoiono” nell’ indifferenza.

Virgilio Iandiorio

Paesi fantasmaultima modifica: 2019-03-19T14:46:38+01:00da manphry
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