La Rivoluzione la Chiesa e i Ceri

Olga Lossky giovane scrittrice francese di origini russe (è nata nel 1981) ha pubblicato per l’editore Gallimard pochi anni fa il suo secondo romanzo (non ancora tradotto in italiano), dal titolo La révolution des cierges. L’autrice in un’intervista al periodico “La Nef” (2010) diceva di sé:” Sono nata da una famiglia di emigrati russi, che ha dovuto lasciare San Pietroburgo in seguito agli avvenimenti del 1917, e di qui l’esilio in Occidente fu –come per numerosi altri intellettuali di quest’epoca- l’occasione di riconcentrarsi sull’essenziale: la fede in Cristo. Di qui la fecondità teologica di quelle generazioni, che tra l’altro ha portato a un dialogo profondo con la cristianità occidentale. “La rivoluzione dei ceri” è un poco un ritorno alle fonti, poiché io vi evoco l’atmosfera di Mosca durante la rivoluzione bolscevica, attraverso lo sguardo incrociato di un monaco iconografo chiuso dentro le mura del suo monastero e di una donna del popolo che attende il ritorno del figlio partito per il fronte”.
Il testo è scorrevole e di gradevole lettura. Intorno alla “storia” dell’icona della Resurrezione si svolgono vicende e protagonisti diversi. Il periodo turbolento della Rivoluzione d’Ottobre è narrato attraverso i suoi effetti su una povera famiglia e sul monastero di Sant’ Andronico, in particole sul Padre Gregorio, che la tempesta della rivoluzione non distoglie dalla sua opera. Dappertutto i Bolscevichi propagano le loro idee e occupano i posti di potere. Anche la fabbrica di ceri (di qui il titolo del romanzo) dipendente dal monastero viene travolta dagli sconvolgimenti politici.
La protagonista Nadejda Ignatievna , moglie di operaio, ben rappresenta la dedizione alla famiglia, il sentimento religioso e le sofferenze delle madri russe durante la Rivoluzione.
Padre Gregorio continua è concentrato sulla sua opera, e prima di morire di maltrattamenti giungerà a finire il suo capolavoro, una Resurrezione di Cristo. “L’icona – commenta l’autrice- seguirà il cammino dei miei antenati e giungerà fino in Francia, nella vetrina di un antiquario parigino, dove attirerà l’attenzione di una vecchia signora dell’emigrazione russa. Innanzitutto, sono affascinata dal modo in cui un oggetto passa da una persona all’altra, mette insieme più destini, spesso all’insaputa dei proprietari che si succedono, e permette così di stabilire dei confronti significativi tra gli individui e le epoche. Cosa che è particolarmente vera di un’icona: non è solamente un oggetto d’arte, come si ha oggi la tendenza a considerarla, ma espressione di una realtà teologica essenziale, quella dell’incarnazione di Cristo. Io sono partita da questa idea di mettere in parallelo più vite che girano intorno all’asse dell’icona, allo scopo di esprimere la teologia di cui questa è portatrice”.
Non a caso il romanzo è distribuito in sette giorni, come la Settimana Santa. “I sette giorni – sottolinea la Lossky- necessari al padre Gregorio per portare a compimento la sua opera vanno al di là di un semplice momento della creazione estetica; essi sono l’occasione di un’esperienza spirituale intensa, in cui si intravede il ruolo centrale che occupa l’icona nella tradizione ortodossa. Ci troviamo in un periodo di transizione del popolo Russo, segnato da secoli di regime autocratico. Una speranza immensa prende tutti i personaggi, incarnata in questo caso da Vera, figlia maggiore di Nadejda”.
L’icona del Cristo che discende agli Inferi e risorge è un messaggio di speranza che cammina sul filo delle epoche, attraversa i sussulti più tragici della storia e non cessa di essere attualizzato. I destini umani si succedono, ma a tutti Dio dona la possibilità di unirsi a Lui dalla sua morte e Resurrezione. I ceri come metafora della vita, si consumano ma non muoiono. Virgilio Iandiorio

La Rivoluzione la Chiesa e i Ceriultima modifica: 2014-07-16T08:56:40+02:00da manphry
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