La Neve e Noi

Parafrasando un noto detto, possiamo dire che “la neve è bella, quando dura poco”, almeno dalle nostre parti, territorio di mezza collina. Vengono, però, in mente i ricordi di scuola elementare legati alle poesie sulla neve. Si sa, che i ricordi di quegli anni rimangono impressi, come pure i versi della poesia di Ada Negri Cade la Neve:” Danza la falda bianca/ nell’ampio ciel scherzosa/ poi sul terren si posa stanca”. Va senza dire, che oggi quella lettura provoca tutta un’altra emozione.
Negli anni ginnasiali, come non ricordare l’Anabasi (IV,11) di Senofonte, e la nevicata, nel paese dei Carduchi, sui greci in ritirata:” Ma nel corso della notte scese nella zona una nevicata senza fine, tanto da coprire le armi e gli uomini che giacevano sdraiati. Nel manto di neve rimasero intricate anche le bestie da soma. I soldati esitavano fortemente a levarsi in piedi: sui corpi distesi la neve caduta, se non si era già sciolta, infondeva calore”.
Con la neve non si scherza. Lo sapevano bene i nostri antenati della Campania iterna, che avevano anche termini specifici per indicare i vari aspetti del nevicare: “cala no cioccanìzzo” per indicare l’arrivo di una tormenta, oppure “cioccolea” per nevica poco fitto , e metonimie:” cadono le zeppole” riferite ai fiocchi grassi e grossi.
Legati alla neve sono pure modi di dire, che ai nostri giorni si sono perduti. E’ rimasta famosa l’espressione di un vecchio del mio paese, che ,molto tempo fa, protestando per l’abbondante nevicata, esclamò:” Pozza fa tanta neve, che e galline hanna pizzulià e stelle”. Un’iperbole che traduce bene la sua rabbia, ma anche una capacità immaginifica da fare invidia ai poeti. Che dire poi di quell’altra imprecazione, ascoltata da persone anziane, che sottintendeva una voglia di equità, con o senza la neve, non sempre riscontrabile nella vita quotidiana,:” Pozza cioccà merda, a cussì ne tocca no poco a tutti”.
Anche le eruzioni del Vesuvio, che portavano le ceneri perfino nelle zone interne, nel ricordo degli antenati erano nevicate di cenere; tanto che “quando cioccào cenere” era un computo cronologico, ad indicare la data di un evento. Che dire poi della neve, che cade fuori della stagione invernale, per delimitare il perimetro di nuove chiese da edificare, come a Castelvetere sul Calore; o la nevicata che bloccò, secondo la tradizione, Carlo VIII nella chiesa di Morroni di Bonito, nella primavera del 1492. In molti paesi della nostra provincia esistono chiese o devozioni alla Madonna della Neve. A Roma, però, troviamo l’esempio e il modello più antico di chiesa eretta sul luogo di una profetica nevicata fuori stagione: la basilica di Santa Maria Maggiore: il 5 agosto di ogni anno viene rievocato il “Miracolo della Nevicata”.
C’è però un proverbio certamente di attualità: “non cacà sotto a neve, pecché esce o sole e o scommoglia”. Le nevicate di questi giorni di gennaio hanno messo in evidenza il buono e il meno buono dei nostri paesi. Naturalmente ognuno di noi ha la sua esperienza da raccontare, e non bisogna mai generalizzare o affidarsi ai resoconti delle televisioni. Però è venuto fuori che gli arredi urbani di cui tanto si parla e di cui si fa bella mostra, non tengono conto degli eventi atmosferici. Intere strade trasformate in piste di pattinaggio, perché i materiali usati per la pavimentazione hanno poco a che fare con la nostra “tradizione” urbanistica. E a questo si aggiunge il fatto che il sale che dovrebbe essere sparso su questa pavimentazione provoca la corrosione delle fughe, lo spazio di calce e cemento tra le piastrelle. Sempre che i materiali adoperati siano di buona qualità.
Virgilio Iandiorio

La Neve e Noiultima modifica: 2017-01-23T12:05:00+01:00da manphry
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