Gennaro Passaro: il tempo mai perduto.

Il tempo mai perduto. In queste parole potrei raccogliere il senso dell’eredità umana e culturale di Gennaro Passaro. Perché anche dopo la sua scomparsa, avvenuta pochi giorni fa a Nusco suo paese natale, sento più pressante il suo invito a studiare il passato, a colloquiare con esso. Se , come dice Eraclito (nella traduzione latina), Vita est puellus ludens, latrunculos movens: puelli est regnum, in questa scacchiera, che è la vita, per gioco i ragazzini muovono le pedine, anche a noi è consentito di spingere la nostra curiosa indagine nel passato e colloquiare con le ceneri mute di coloro che sono vissuti prima di noi.
E’ stata una grave perdita per la sua famiglia e per il suo paese, la scomparsa di Gennaro Passaro; ma per la cultura irpina è la privazione di un uomo onesto, generoso, e di uno studioso instancabile, appassionato e competente della storia di questo nostro territorio.
Nel nostro tempo in cui spesso e volentieri l’ideale si trasforma pericolosamente in ideologia, che si fa violenta contro la tradizione e la storia in ossequio al pensiero unico e a chi lo impersona; Gennaro Passaro è lì a dirci, con il suo lavoro storiografico e con la sua vita, che non si può rinunciare agli ideali, che hanno fatto e fanno la storia. E lui, da convinto cristiano, si è lasciato guidare dalla sua fede nell’indagine storiografica, con la convinzione che ogni ricostruzione storica, che cerca onestamente e con la necessaria competenza la verità, è aperta a interpretazioni diverse.
L’ho conosciuto negli anni settanta del secolo passato, quando ebbi la fortuna di unirmi al gruppo di Civiltà Altirpina (Nicola Gambino, Aldo Marandino, Pasquale Di Fronzo, Nicola Bellofatto), di cui Gennaro Passaro era il direttore: coscienza integerrima, riputazione incontaminata, prestigio grandissimo. Nel 1981 la rivista pubblicò un numero speciale sul terremoto del 1980, in cui per ogni comune della provincia sono descritti i danni riportati ai monumenti e alle opere d’arte. Un contributo di significato storico e culturale notevolissimo.
Della diffusione del cristianesimo nell’Irpinia si è occupato molto; e per diversi anni gli è stato affidato l’insegnamento di Storia della Chiesa Locale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Avellino.
E’ dovuta alla sua instancabile ricerca l’edizione anastatica di un testo stampato a Nusco nel 1545, per l’importanza che questo libro, una rarità, ha per la città altirpina e al suo ruolo nella storia tipografica della Campania.
Nella collana “Le Storie” del Corriere, Gennaro Passaro ripropose in ristampa fotomeccanica, e con una efficace nota introduttiva, il libro di Andrea Falcone sui Corpi Santi in Atripalda, edito nel 1648. Il testo, una vera rarità bibliografica, da lui era stato ritrovato nella Biblioteca dei Girolamini a Napoli.
L’ VIII volume della monografia storica di Francesco Scandone “L’Alta Valle del Calore” dedicato alla la città di Nusco (il volume VII, era stato pubblicato a cura di Padre Giovanni Recupido) viene trascritto da Gennaro Passaro e riproposto in ristampa anastatica. L’impresa della trascrizione e dell’ edizione dell’opera “Nusco moderna e contemporanea”, lasciata manoscritta da Francesco Scandone, è merito di Gennaro Passaro, che in questo modo rende il dovuto all’illustre storico montellese e arricchisce la storiografia della sua città.
Che dire del suo impegno per le fonti bibliografiche per la canonizzazione di Teresa Manganiello. E il suo recente contributo nel processo diocesano di canonizzazione per Lodovico Acernese.
Una vita, la sua, spesa per la ricerca.
Virgilio Iandiorio

Gennaro Passaro: il tempo mai perduto.ultima modifica: 2017-01-15T14:57:09+01:00da manphry
Reposta per primo quest’articolo