Emigrati ed Immigrati

Come si fa a trattenere in un paese la gente che vi è nata? Non è nuova la “fuga” dal luogo di origine da parte di chi aspira a una migliore esistenza. Nel regno di Napoli la Prammatica Extra Regnum Ne Quis Abeat, ut Alibi Sedem Posceret, emanata il 10 aprile 1766, cercò di arginare la fuga degli abitanti. “ L’Interesse dello Stato , e quel diritto che ha la Patria sopra ciascuno de’ suoi naturali, hanno mosso l’animo Clementissimo del Re a provvedere opportunamente a que’ mali, che possono risultare a’ suoi amatissimi Vassalli dalle maligne , ed ingannevoli suggestioni di taluni , che sotto la fallace speranza di far loro migliorare condizione , col mutar Cielo, gli inducono ad abbandonare il proprio Paese per trasferirsi, e stabilirsi senza legittimo, e sussistente motivo in Paesi stranieri” . E più avanti, volle” richiamare alla memoria di ciascuno quel sagro dovere ,che per vincolo naturale , e civile lo stringe alla propria Patria , per cui servigio, ed utilità è tenuto ogni Cittadino impiegare l’opra , ed i talenti suoi”. Per scongiurare la fuga dei “talenti”, e non solo, si vieta e proibisce a qualunque Vassallo della M. S. di qualsisia stato , ordine, o condizione l’ uscire de’ suoi Reali Domini con animo di trasferire il proprio domicilio in Paesi stranieri, senz’ averne ottenuta una speciale, ed espressa permissione in iscritto dalla prefata M. S. precedente supplica per lo canale della enunciata Real Segreteria di Stato , sotto pena’ a’ contravvegnenti di rimaner dichiarati , siccome da ora col presente li dichiariamo, incapaci di acquisti, e di possessi per qualunque titolo.”
Una ventina di anni prima dell’emanazione di questa prammatica anti “emigrazione”, Carlo III emanò, nel 3 febbraio 1740, la Pramatica 6°, proclama o vero bando , col quale si concede alla Nazione Ebrea un Salvacondotto , perché possa venire a trafficare, ed a stabilire il suo domicilio ne’ Regni delle due Sicilie , e loro dipendenze”.
Il fatto inusitato per l’epoca, era più lungimirante del buonismo nostrano in fatto di immigrazione.” Avendo Noi chiaramente conosciute le strettezze, nelle quali generalmente si trovano costituiti i nostri dilettissimi Popoli Abitatori de’ nostri Regni , e Stati; e che queste principalmente nasceano dalla mancanza del Commercio per varie cagioni fra’ medesimi nostri fedelissimi Popoli debilitato , e distrutto, non meno fra’ Cittadini, e Cittadini, che fra i Nazionali, e gli Stranieri; abbiamo perciò con somma cura , e diligenza applicata la maggiore attenzione del nostro Reale animo , a cercare i mezzi proporzionati ; e valevoli a ravvivare , ed a render florido in tutt‘i nostri Regni, e Stati il traffico, così interno come esterno”. E perché “la Nazione Ebrea, la quale unicamente , e totalmente è intesa al Commercio; sia uno istromento assai proprio per fare apprendere a’ Popoli, malamente istrutti , le veraci arti , colle quali si dà moto alla Navigazione…abbiamo determinato , e risoluto introdurre, ed ammettere la Nazione Ebrea ne’ nostri Regni, e Stati ; concedendo a tutt’i Negozianti , ed altre persone Ebree commoranti così nel Ponente, come nel Levante, o in qualsivoglia altro Paese, senza eccezione verun, in virtù delle nostre lettere patenti, le infrascritte grazie, privilegi, immunità, franchigie, esenzioni , e prerogative, quando verranno , o a fissare il domicilio, o a trafficare ne’ nostri Regni”.
Le disposizioni, che avevano validità per 50 anni, erano esposte in 37 capitoli. Gli immigrati con la loro competenza avrebbero contribuito al progresso del paese ospitante. Proprio come oggi!
Virgilio Iandiorio

Emigrati ed Immigratiultima modifica: 2016-05-17T14:21:45+02:00da manphry
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