Le tasse e noi

Le tasse, le imposte, le tariffe, o come più vi piace chiamarle, da sempre non riscuotono le simpatie dei cittadini contribuenti. Noi, però, siamo portati a considerare solo quelle del passato come la manifestazione di tirannie e di soprusi. Di qui le nostre simpatie per i Robin Hood di ogni paese, quelli che le ricchezze le prendevano dove c’erano e le portavano dove non c’erano. Non è un eufemismo per indicare il furto. Pensate alla tassa sul macinato, che, approvata dal Parlamento italiano, divenne legge nel 1868. Per far fronte, si disse, alle impellenti necessità finanziarie del neonato Regno d’Italia. Questa tassa prescriveva che in tutto il territorio nazionale il grano portato a macinare fosse sottoposto a tassazione. La gente la chiamò la «tassa della fame», definitivamente abolita nel 1884. Per via di questo meccanismo fiscale il mugnaio stesso venne ad avere, suo malgrado, il ruolo di esattore.
Veniamo a tempi a noi molto più vicini. Il pagamento del Canone della RAI, o meglio la tassa del possesso della TV. Nel 2006 si è calcolato che 5 milioni di italiani non pagavano il canone. La nuova legge opera una “presunzione automatica” di possesso della tv per quanti hanno anche un contratto per la fornitura di energia elettrica a uso domestico. Insomma, il fisco italiano “presume” che ogni utente di energia elettrica sia anche possessore di un televisore. Al contribuente l’onere di dimostrare il contrario.
In passato dinanzi a certi soprusi imposti per legge ci si ribellava in modi anche cruenti. Dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione della città di Napoli insorse contro la pressione fiscale del governo del viceré. Quel giorno i bottegai si rifiutarono di pagare la gabella sulla frutta fresca.
Sempre per restare in tema di “esazioni”. Prendete le multe per la non osservanza dei limiti di velocità sulle strade. Non è il contatore del mulino per la tassa sul macinato, ma l’autovelox. Dopo alquanto tempo dal momento dell’infrazione, ti vedi recapitare l’ingiunzione di pagamento della multa. Tu credi che sia finita con l’oblazione . Ma c’è la patente a punti, bisogna punire i trasgressori del codice della strada. E così dopo altro tempo, altra ingiunzione se non hai comunicato chi era alla guida della vettura. Il guidatore è sconosciuto, ma la multa è certa. Paghi salato una seconda volta come titolare del mezzo, non come guidatore. E i punti dalla patente? Non si sottraggono più: gli euro soddisfano la punizione.
Si dice che tutti i popoli ammettano di essere evasori fiscali; in Italia a questo si aggiunge la percezione del maggior distacco del cittadino dallo Stato. Alcune tasse sono state sempre particolarmente impopolari, ma da noi la principale obiezione a pagarle è che buona parte di esse sono “ingiuste”. E se le impone lo Stato? Non per questo diventano giuste. Le rivolte contro le tasse sono costanti nella storia. Se lo Stato troppo spesso spreca i nostri soldi, se i criteri di tassazione sono ingiusti e la politica economica non risponde al bene comune, ribellarsi al pagamento delle tasse è una forma di legittima difesa.
Si sente molto spesso dire che le tasse sono i “nostri soldi” dati allo Stato. Inconsapevolmente si fa riferimento alla giustizia commutativa: perfetta alterità e parità delle parti; a un prezzo deve corrispondere una data merce, al prestito una precisa restituzione. I rapporti, però, del singolo con lo Stato non sono di questo tipo. Eppure la gente è disponibile a fare sacrifici purché ne veda il significato e possa verificare come il denaro viene impiegato e speso, e con quale rendimento.
Virgilio Iandiorio

Le tasse e noiultima modifica: 2016-01-18T00:10:47+01:00da manphry
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